“Una profonda rigenerazione politica, sociale e democratica in grado di affrontare alla radice le problematiche che quotidianamente vive la cittadinanza, a cominciare dalle sue parti più”. E’ quello di cui ha bisogno il capoluogo secondo Avellino prende parte: “Occorre affrontare i problemi e non semplicemente promettere di risolverli, perché i problemi della città sono problemi complessi, difficili, che hanno bisogno di cura, attenzione e competenza. Problemi che non hanno bisogno di “progetti” e “finanziamento” (molto spesso semplici atti amministrativi svuotati di senso), ma che tutte e tutti si muovano nella direzione di affrontarli: chi deve prendere le decisioni e chi deve seguirle, chi deve farle rispettare, chi ne è coinvolto per farle funzionare.
Per fare questo, in primo luogo, i soggetti politici e sociali devono mettersi nella condizione di riconquistare una loro credibilità, di dismettere l’idea di avere al loro interno la soluzione facile a tutti i problemi e gli uomini incredibili in grado di risolvere per magia decennali nodi irrisolti.
Avellino ha bisogno di partecipazione, di coinvolgere direttamente la cittadinanza dandogli il potere di scegliere del presente e del futuro della nostra città e non solo di partecipare alle elezioni amministrative. Ha bisogno che i quartieri si dotino di luoghi di partecipazione, che le partecipate abbiano al loro interno strumenti di partecipazione della cittadinanza, che le commissioni statutarie di partecipazione siano attivate. Non va mobilitata l’intelligenza e la bravura di “uno”, ma l’intelligenza di tutti e tutte. Questo è l’unico modo. Questa la strada che abbiamo scelto e che abbiamo portato avanti in questi anni, con cui ci siamo candidati denunciando fin da subito e alla radice le problematiche di metodo e di pratica del potere amministrativo di Avellino negli ultimi anni”.
Non ha dubbi App, l’amministrazione Nargi “ha fallito su questo e su questo è entrata in crisi: sul nodo costituente di dove risiede il potere amministrativo. Se questo risiede nell’aula, nella giunta, nei cittadini o negli interessi privati e privatistici – mai chiariti fino in fondo – che hanno condizionato la sua candidatura, la sua elezione e i primi mesi della sua amministrazione e delle sue giunte. Se questo è il nodo vero – le istituzioni, la qualità dell’azione amministrativa e della funzione di rappresentanza, il ruolo dei soggetti partitici (politici o civici) di rappresentare gli interessi della cittadinanza e non gli interessi privati di alcuni – nessun “patto di salute pubblica” sarà in grado di affrontarlo. Il rischio è esacerbare ancora di più questo scollegamento, prendere scelte incomprensibili a una cittadinanza stanca e quanto mai assuefatta da almeno due decenni di politica locale distante, se non per i favori e le clientele date e richieste. Lo ribadiamo, la qualità dell’azione amministrativa è figlia del metodo con cui si mobilitano le energie e le risorse della città: non dei super assessori tecnici, non dei geni della lampada, non degli illustri strateghi e politici che comunque non abitano da tempo le nostre zone”.
“Il ricatto delle risorse è una pistola scarica: i commissari hanno poteri straordinari di giunta e consiglio. Possono scrivere e partecipare a bandi, portare avanti progettualità, portare a compimento gli atti amministrativi già avviati. Quello che verrebbe meno sarebbe la gestione “politica” di queste risorse. Di politica, però, non ce ne sarebbe in nessun caso e anzi – a livello democratico – la natura amministrativista di un commissariamento potrebbe garantire di più la qualità delle procedure progettuali di accordi spuri e numeri traballanti. Quindi ben venga la fine dell’amministrazione, ben venga il commissariamento. Da subito si apra però lo spazio per il futuro della città: un futuro di partecipazione civica, di mobilitazione della cittadinanza e delle sue risorse, in grado di misurarsi con il voto anche per la scelta del candidato sindaco e che dica fin da subito che il potere comunale va aperto e messo sotto il controllo di tutte e tutti per superare definitivamente le stagioni del passato. Questo è il vero patto per Avellino, la vera possibilità di rigenerazione della città. Misuriamoci e verifichiamo chi ci sta su questo – superando conflitti e guerre civili – non su chi ci sta a reggere l’amministrazione”