Sono trascorsi ottanta anni dalla Liberazione. E questo importante anniversario è stato celebrato, e ricordata la guerra dei partigiani e dei militari, delle tante persone che si schierarono contro la dittatura del fasciamo e l’occupazione dei nazisti tedeschi, anche nella cittadina ufitana. A palazzo Portoghesi, nella sala ” Sandro Pertini “, dove si tiene il consiglio comunale, si è parlato degli ” internati in Irpinia durante la seconda guerra mondiale “. Perché anche in questa provincia, c’è stata una Resistenza. Fatta di persone che avevano deciso di fronteggiare gli ultimi colpi di una dittatura, quella fascista, che volgeva al termine.
Sono intervenuti: Virginia Pascucci, presidente del consiglio comunale, Marcantonio Spera, sindaco di Grottaminarda, Marilisa Grillo, delegata alla Cultura del Comune ufitano, Raffaele Masiello, presidente della locale sezione Combattenti e Reduci, Floriana Mastandrea , componente del Comitato Provinciale ANPI e Franco Vittoria, docente di Storia delle Istituzioni Politiche dell’Università Federico II di Napoli. L’Irpinia era stata designata, in quei giorni, come campo di isolamento civile. Che si trovavano ad Ariano Irpino, Monteforte e Solofra. Nella città del tricolle erano confinante cento persone, provenienti per la maggior parte dall’est Europa; a Monteforte c’erano gli oppositori politici e a Solofra un campo esclusivamente per le donne che avevano sposato antifascisti. Ce ne erano ventisei, tra francesi e polacche.
Tra ” internamento libero e coatto – come spiega nel suo intervento Marilisa Grillo – ad esempio Andretta fu definita università antifascista per lo spessore politico e morale dei confinati”. ” Il 25 aprile – aggiunge la delegata alla Cultura – è storia e presente. Perché libertà e democrazia non sono concetti vuoti. E noi dobbiamo essere uniti nel difendere quei valori. Dobbiamo guardare al passato per affrontare il futuro che abbiamo davanti “. Raffaele Masiello ha ricordato le figure di due confinati a Grottaminarda: Osvaldo Sanini e Riccardo Pisani. Quest’ultimo meno conosciuto rispetto al Sanini, giornalista genovese, arrivato a Grottaminarda per le sue idee libere e antifascista. Riccardo Pisani, invece, punito per aver fatto opera di volantinaggio. Restò un paio di anni e fu protagonista di un episodio in cui mise in mostra il suo coraggio. Durante un incendio dell’altare di S.Maria Maggiore, la chiesa della cittadina ufitana, a causa di una accensione delle candele, si lanciò per spegnerlo a sprezzo del pericolo. Salvando anche delle vite. Per questo fu chiesta la grazia. Che il governo fascista rifiutò. ” Ma di internati, a Grottaminarda – continua Masiello – ce ne sono stati tanti. Per questo non possiamo tollerare che non vengano più ricordati. Noi abbiamo cominciato una collaborazione con le scuole. Sono storie meravigliose di cui ci siamo accorti tardi “.
Conclude Franco Vittoria, il quale sottolinea che, oggi, si corre un altro pericolo. “Quello che, I vuoti di memoria, possano condurre soprattutto le nuove generazioni a dimenticare quello che è accaduto “. Quindi le celebrazioni come quella di stamattina ” significano trasmettere ai giovani una memoria che guarda al futuro “. L’ Irpinia ha svolto un ruolo importante durante quel periodo. ” Oltre agli internati – ricorda Vittoria – c’è stata l’operazione ” Colussus “: incursori, da Malta, arrivarono a Calitri per far saltare un ponte. Incontrando la collaborazione dei calitrani, l’impegno importante di partigiani e cittadini, tantissimi, contadini. Che avevano compreso che il ventennio era un peso, in una fase di fame e miseria, incominciarono a dare un peso rilevante alla catastrofe nazifascista ” . Alla resistenza irpina, ” alle tante Irpinie che si sono moltiplicate hanno contribuito ” tante donne e uomini liberi che incominciavano a rimettere in piedi quello che è il sogno della libertà “. In merito alla polemica sulla ” sobrietà ” richiesta dal governo per festeggiare questa ricorrenza, dice Franco Vittoria : ” Faccio fatica a capire cosa possa significare. So che, però, festeggiare la Liberazione, ricordare, è un atto di civiltà. Per trasmettere alle nuove generazioni e ricordare a tutti noi che i tanti nostri nonni, hanno combattuto spesso cadendo vittime per liberare il Paese dagli orrori del ventennio fascista e dai nazisti. La Liberazione – continua il docente universitario – le tante Liberazione che ci sono state in Italia, vuol dire ricordare ma anche un grande atto di civiltà. Quando si commemora o si ricorda, la sobrietà c’è sempre “.