Un viaggio nella memoria è questo il senso del romanzo Storie antiche di oggi che Anna Maria Aurucci presenterà mercoledì 30 ottobre presso il Circolo della stampa di Avellino. Un andare alla ricerca del tempo perduto, di silenzi che si rincorrono tutti uguali e di fotogrammi di vita che si ritrovano nella bellezza narrativa di questa scrittrice che non smette mai di sorprenderci. Anna Maria Aurucci è come rapita da un’ansia narrativa che fa del racconto uno dei momenti più alti della sua produzione letteraria, una finestra sul mondo, invita a pensare, a guardare lontano, al di là delle nostre miserie, delle paure che ci assalgono e della caducità del tempo.
Tutto in questo romanzo è straordinario, ma lo è ancor di più la capacità di riprodurre figure e luoghi all’interno di uno spazio reale, di attraversare il Novecento passando dai riti propiziatori alla modernità esaltando la forza mistica dei luoghi in una sintesi perfetta tra passato e presente. Nel romanzo la scrittrice non si rifugia nei ricordi, ma li attraversa annullando la distanza tra il vecchio e il nuovo, cerca la soluzione, libera la fantasia senza tradire l’originalità del romanzo. Così Petina, questo posto in cui l’occhio perde l’orizzonte diviene il Sud raccontato, cercato, amato, odiato. Il Sud delle cose dette per caso o fatte per gioco e dei discorsi di grandezza lasciati sul muro e mai più trovati. Il Sud di Domenico ed Elena che vedono soccombere le proprie passioni sotto il peso dei pregiudizi.
Nel romanzo la scrittrice libera la propria umanità nella sua contemporaneità narrativa, cerca l’effetto esaltandosi in un racconto tutt’altro che speculare. Anna Maria Aurucci irradia di luce i suoi personaggi e la sua capacità narrativa definisce quella condizione in cui tutto scompare per manifestarsi nuovamente sotto una veste nuova, la riconoscibilità del riscatto, la consapevolezza che tutto è possibile, che il tempo delle occasioni infinite ha una verità capace di trasportarci in un altrove lontano e perciò inarrestabile. È questo il tempo ritrovato che la scrittrice di Petina racconta nel suo libro, non un sogno frantumato al mattino perché già accaduto e chiuso nelle sue nostalgie. Questo racconto fissa un’emozione, definisce una percezione immediata della storia in una simbiosi perfetta tra passato e presente. Quelli raffigurati sono i luoghi dell’anima visti nella loro immutabilità e in quella allegoria artistica capace di raccontare momenti di vita in cui riconoscersi e creare effetti di meraviglia in un viaggio infinito alla ricerca del proprio passato.
Il romanzo Storie antiche di oggi racconta il Novecento petinese attraverso storie collocabili in periodi diversi e temporalmente lontani fra loro, dimostra che la scrittura è la capacità di saper pensare en avant, come voleva Rimbaud e decantare quel bisogno nascosto che porta l’uomo a cercare la perfezione. Ne La Prigioniera, Marcel Proust scrive: «L’unico vero viaggio […] non consisterebbe nell’andare verso nuovi paesaggi, ma nell’avere altri occhi», quelli di Anna Maria Aurucci di questa scrittrice che sa immaginare l’immensità del mare, trasportare in ciò che fa i suoi sogni ed essere quell’affabulatrice romantica capace di regalare un mondo migliore, dove scrivere è un ritrovarsi con sé stessa e con le proprie passioni.
Vincenzo Di Lalla