Nuova e significativa udienza, quella celebrata , stamattina presso il tribunale dI Avellino, per il processo per l’omicidio di Roberto Bembo, il giovane di Mercogliano ucciso all’alba di Capodanno del 2023 in un parcheggio di Torrette. Dinanzi al collegio presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato è ripreso il processo che, vede sul banco degli imputati Nico Iannuzzi autore materiale del delitto, mentre Luca e Daniele Sciarrillo sono accusati di essere i complici del delitto. L’udienza si è aperta con lla testimonianza di Cinzia Tino, la mamma di Roberto, che con la voce a tratti, rotta dal pianto, ha ripercorso la serata di Capodanno del 2023 e l’alba con la tragica notizia dell’accoltellamento del figlio “Ho perso un figlio di ventuno anni e da allora non vivo piu’, questa è una storia in cui siamo usciti tutti sconfitti. Il mio ergastolo è iniziato a gennaio 2023. Quando mi e arrivata la telefonata alle 7:15, quella di una ragazza dal telefono di un suo amico, che mi disse piangendo: venite subito al Pronto Soccorso saltai dal letto e gli chiesi se all’ospedale di Avellino o Salerno, perche’ sapevo che era andato ad una festa a Salerno. Quando siamo arrivati al Pronto Soccorso c’erano tutti i suoi amici ho fatto in tempo a vedere solo la barella piena di sangue. Poi e’ uscito un chirurgo che mi disse che aveva una lesione alla carotide, che era stato impressionato dalle coltellate..I medici non ci hanno dato molte speranze. Ma noi non abbiamo mai abbandonato quella speranza. Il medico ci disse che aveva varie tumefazioni e che era stato colpito con un tirapugni”.
E rispondendo alle domande del penalista Santamaria ha raccontato i tratti caratteriali di suo figlio. “Roberto era il mio primo figlio, viveva con noi, ho altri due figli Jona e di un altro ragazzo di diciassette anni. Roberto non aveva mai avuto problemi con la giustizia, stava svolgendo il servizio civile al Comune di Mercogliano”. E ha anche spiegato come, rispondendo poi alle domande della difesa di Niko Iannuzzi, il penalista Gaetano Aufiero sulla circostanza che avesse ricostruito quanto avvenuto grazie al racconto dei testimoni:“Non l ho ancora del tutto capito perché si è arrivati ad usare un coltello. Ho sempre rifiutato la violenza fin da quando era piccolo. Mi ero raccomandata dalla sera prima che non era proprio la sera per andare a ballare, ma alla fine era andato tutto tranquillo. Non so di preciso per quali motivi futili. Io avevo a che fare con dei ragazzi di venti anni, che se avessero voluto raccontarmi qualcosa lo avrebbero fatto. La verità la cerco dal Tribunale non dai ragazzi”. In aula lha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee anche Niko Iannuzzi, che sarà sottoposto ad esame il prossimo 16 luglio. L’imputato ha rinnovato le sue richieste di scusa.