Ristoranti pieni anche in provincia di Avellino per le feste di Pasqua 2023, ma i fatturati restano sotto i livelli prepandemia.
È la previsione che fa Confcommercio Campania-distretto di Avellino nella persona di Nicola Grasso.
Le prenotazioni per le festività pasquali denotano molta voglia delle persone di tornare nei ristoranti con numeri elevati per la giornata di Pasqua ma soprattutto per il lunedì, in generale le prospettive in vista della bella stagione sono positive, anche per i prossimi ponti del 25 aprile e dell’1 maggio e comunque si assiste soprattutto nei fine settimana a una ritrovata voglia di andare a mangiare al ristorante. Tuttavia malgrado prosegua la fase di recupero del settore, iniziata a fine 2021, non abbiamo ancora raggiunto i livelli di fatturato pre-covid come dimostrato anche dal rapporto annuale della Fipe-Confcommercio presentato due giorni fa a Roma.
Da tale rapporto si evince che la buona notizia per il settore è che l’emorragia pandemica in termini di consumi e livelli di occupazione sembra essere definitivamente superata con un fatturato per il settore della ristorazione italiana che ha superato nel 2022 i 43 miliardi di euro con una crescita del 18% rispetto all’anno prima. Anche sotto il profilo dei livelli occupazionali nel settore della ristorazione si contano quasi un milione di addetti, appena sotto il dato pre-pandemia, con una media per azienda di circa 6 unità lavorative».Poi Grasso analizza un altro aspetto: «Una notizia meno positiva che emerge dallo studio della Fipe-Confcommercio è che a dicembre 2022 delle circa 336mila imprese operanti nel settore della ristorazione, di cui il 28,2% gestito da donne, 9.526 hanno avviato l’attività nel corso dell’anno, mentre 20.139 hanno abbassato le saracinesche con un saldo negativo di oltre 10.600 unità. Dietro tale dato ci sono diverse concause: molte imprese non hanno resistito agli strascichi della crisi pandemica, altre non sono state in grado di fronteggiare il forte incremento dei costi in particolare delle materie prime e dell’energia (+200%) che hanno fortemente eroso i margini operativi delle nostre imprese. Infatti, circa quest’ultimo aspetto, l’incremento dei prezzi nel nostro settore non ha superato il 5%, mentre è stato dell’8,1% nell’intera economia, in quanto molti ristoranti hanno avuto una certa difficoltà nel gestire la fase di aggiustamento dei listini, dovuta alla consapevolezza che adeguare al 100% i menu agli aumenti dei costi avrebbe comportato la perdita di parte della clientela anche essa indebolita nella capacità di spesa a causa dell’inflazione. Come detto però lo scenario per il 2023 rimane cautamente positivo con una crescita stimata del comparto ristorazione compresa fra il 5% e il 10% e anche il sondaggio fra gli operatori condotto dalla Fipe-Confcommercio conferma che il 70% dei ristoranti pensa di mantenere gli obiettivi conseguiti nel 2022 mentre il 25% ritiene addirittura di superarli. C’è quindi un clima positivo sulle prospettive del settore anche se per resistere sul mercato è sempre più necessario sapersi adeguare velocemente ai nuovi scenari che emergono, ragionando da imprenditori sui margini operativi, ripensando i modelli organizzativi in termini di sostenibilità e mettendo al centro il lavoro di qualità».
«Dal nostro Ufficio studi sia nazionale che regionale arrivano buone notizie – commenta – In particolare, per quanto riguarda la nostra provincia, possiamo affermare di essere tornati ai livelli del 2019. In generale sul territorio campano, dalla campagna al mare registriamo un lieve incremento di prenotazioni, il 5% in più a Napoli, rispetto alla Pasqua all’anno passato, e un aumento più cauto in alcune località dell’entroterra come l’Irpinia.