Primo maggio di lotta e di protesta davanti ai cancelli di ArcelorMittall. Stamane sindacato e lavoratori, ma anche istituzioni, amministratori e mondo dell’associazionismo, si ritrovano a Luogosano, davanti a quella che, in poche settimane, è diventata l’azienda simbolo della crisi industriale in Irpinia. I vertici della multinazionale indiana non sembrano intenzionati a fare marcia indietro: la procedura di licenziamento va avanti e, entro la fine di luglio, è prevista la chiusura dello stabilimento. A breve le parti dovrebbero ritrovarsi al tavolo regionale, al quale dovrebbe partecipare anche un esponente del Ministero dell’Imprese e del Made Italy. L’asse Regione-Governo rappresenta forse l’ultima speranza per i 70 lavoratori dello stabilimento irpino specializzato nella trasformazione di acciaio zincato in preverniciato per il mercato delle costruzioni ed elettrodomestico. La sicurezza è il tema scelto da Cgil, Cisl e Uil per una giornata di mobilitazione e impegno.
Se manca la forza lavoro
Ma il primo maggio è anche il giorno della riflessione. È il momento in cui ci si sofferma sugli ultimi dati del mercato del lavoro per provare a immaginare una strada, un percorso di crescita e sviluppo. L’Irpinia, ripiegata da tempo su se stessa, vive una lunga fase di stagnazione, attraversata da pochissimi spiragli di luce. Di lavoro, ma questo non fa neanche più notizia, ce n’è poco. Ma il dato che deve preoccupare di più è un altro: spesso non c’è la forza lavoro, non ci sono i profili professionali giusti; domanda e offerta si guardano da lontano e in cagnesco e, sempre più raramente, si incontrano.
Cancellate due generazioni
Del resto basta farsi una passeggiata lungo il Corso di Avellino nel fine settimana per rendersene conto: due generazioni, quella dei neodiplomati e dei 35-40enni, non esistono di fatto più, o quasi. I primi sono andati via subito dopo la Maturità: studiano a Milano, Bologna o Roma, e difficilmente ritorneranno in Irpinia con la laurea in tasca. Gli altri sono quelli che sono già andati via da diversi anni: si sono radicati altrove, hanno famiglia in altre città italiane ed europee e hanno salutato l’Irpinia definitivamente. In città (nel resto della provincia è anche peggio) vivono fondamentalmente gli over 50 e i ragazzi in età ancora scolare che, prima o poi, c’è da giurarci, andranno via. Se così è, e lo è in buona parte, come si può immaginare un percorso di crescita e sviluppo?
Operai specializzati cercasi
Eppure qualcosa si muoverebbe: tra aprile e giugno sono oltre 7mila le assunzioni previste in Irpinia. Il dato emerge dal Bollettino mensile del Sistema informativo “Excelsior”, realizzato da Unioncamere in accordo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con il supporto delle Camere di Commercio per la rilevazione presso le imprese. Il fabbisogno occupazionale si concentra soprattutto su operai specializzati e conduttori di impianti e macchine (42% delle assunzioni), seguiti da impiegati (31%) e da figure dirigenziali o altamente qualificate (15,2%). Ci sarebbe spazio anche per i giovani: il 29% delle nuove assunzioni sono rivolte a lavoratori under 30, concentrati su profili impiegatizi. Meglio se formati o con esperienza specifica nel settore. Tuttavia, ed è questo il punto dolente cui accennavamo prima, il reperimento del personale resta complicato: le imprese segnalano difficoltà nel trovare candidati idonei, a causa della scarsità di profili disponibili e della preparazione non adeguata. L’agricoltura è tra i settori più in difficoltà per la carenza di manodopera. L’inclusione di lavoratori stranieri e la promozione di modelli organizzativi come le cooperative agricole, in grado di garantire una maggiore stabilità occupazionale, sono strade obbligate per provare ad arginare gli effetti dello spopolamento delle aree interne.
La laurea? No, grazie
Interessante anche il dato relativo ai titoli richiesti: i candidati più ricercati vantano una qualifica professionale o un diploma tecnico (780 posizioni), con preferenza per i settori della ristorazione (120 posti) e quello meccanico (110). Tra i diplomi di scuola superiore, spiccano amministrazione, finanza e marketing (150) ed elettronica ed elettrotecnica (90). Preoccupante lo scarso appeal che esercita il titolo di laurea: solo per il 10,5% delle assunzioni in programma è richiesto un titolo accademico, con una domanda particolarmente elevata per i corsi in insegnamento e formazione (50) ed economia (40). Cresce anche la richiesta di profili con un diploma ITS Academy con 30 opportunità.