Oggi ricordiamo, in occasione del 54° anniversario della morte ( a soli 41 anni) il compagno anarchico Pino Pinelli, precipitato dal quarto piano della Questura di Milano nella notte fra il 15 e il 16 dicembre 1969, nel corso di un fermo illegale e al termine di un pesantissimo interrogatorio (gestito dagli uomini dell’ufficio Affari Riservati di F. U. D’Amato, la “spia intoccabile” al centro delle più oscure trame della storia repubblicana), a pochi giorni dalla strage di piazza Fontana.
Pinelli fu vittima dei depistaggi architettati dagli apparati eversivi deli Stato insieme ai loro referenti politici, per lo più democristiani.
La “pista anarchica” – che implicava l’asserita colpevolezza dello stesso Pinelli e di Pietro Valpreda, insieme alla criminalizzazione dell’intera area anarchica e dei movimenti giovanili, fino a lambire i partiti della sinistra storica –
era funzionale a proteggere i veri artefici della sequenza di attentati del 1969, i neofascisti di Ordine Nuovo, e a scatenare una svolta reazionaria in un Paese attraversato dalle grandi lotte operaie dell’autunno caldo.
Anche se la sua vicenda non ha mai ottenuto una vera e completa giustizia (vi fu chi, come il questore di Milano, il fascista Guida, anche dopo la morte cercò di oltraggiarne l’immagine) la figura del ferroviere Pinelli, libertario, giovanissimo partigiano, uomo di aperta e versatile cultura, emerge ancora oggi nella sua limpida coerenza e attraverso l’esempio di un combattente non violento che anelava, come tantissimi in quegli anni, alla costruzione di una società più giusta e più umana.
Giuseppe Pinelli: la diciottesima vittima di piazza Fontana.
Luigi Caputo
Partito della Rifondazione Comunista – Unione Popolare
Federazione Provinciale Avellino