L’88% dei Comuni ritiene che i ritardi del Pnrr derivino da eccessivo centralismo nella gestione dei Fondi. La percentuale sale al 92% tra quanti ritengono necessario alleggerirne l’iter procedurale che impone ai Comuni vincoli e controlli fino a cinque volte maggiori di quelli in capo delle amministrazioni centrali. È quanto emerge dal sondaggio commissionato da Asmel, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, alla Noto Sondaggi su un campione nazionale rappresentativo dei Sindaci dei Comuni italiani.
Un formale atto di accusa nei confronti della governance del PNRR come è stata strutturata dai precedenti Governi. Altro tema sottoposto al sondaggio è quello dell’efficientamento energetico, dove il 95% degli intervistati sostiene che semplificazioni e regole certe valgano più dell’aumento dei fondi pubblici, vista la gran massa di privati pronti a investire.
Infine, i Sindaci si sono espressi su Anac i cui interventi sono avvertiti dall’80% degli intervistati come un freno all’efficienza della spesa. Percentuale che sale all’81% tra quanti vedono Anac come una sorta di agenzia preposta all’aumento delle complicazioni.
Il sondaggio ha coperto un campione rappresentativo di 912 Comuni, tenendo conto che il 99% di essi ha meno di 60.000 abitanti e vive il 70% degli italiani.
“I risultati del Sondaggio, sostiene Francesco Pinto, segretario generale ASMEL, sfatano il mito di ritardi nel Pnrr causati dai Comuni. I quali, al contrario, sono più virtuosi e più orientati ai risultati, perché generalmente sottoposti a un controllo sociale più stretto. Sopperiscono alla carenza di risorse e di personale, attraverso la sussidiarietà e l’ampio coinvolgimento della cittadinanza. Non chiedono soldi, ma opere di bene. In primis, semplificazione e superamento della pretesa di imporre regole gestionali uguali per tutti i Comuni grandi e piccoli. Per il Pnrr si potrebbe potenziare il ricorso al modello spagnolo, che affida plafond ai Comuni, lasciandoli liberi di scegliere le modalità di impiego.
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