di Rosa Bianco
“Il Romanzo della Resurrezione” di Giuseppe Aragno – ed. La Valle del tempo – è un’opera che non si limita a raccontare una storia, ma scuote le fondamenta stesse della memoria storica, donando nuova vita a quelle voci che sono spesso sommerse dall’oblio del tempo. La narrativa di Aragno non è mai un semplice racconto: è un atto di resistenza, un invito a non dimenticare, a lottare, a sperare. Ogni pagina di questo romanzo è una battaglia per la dignità, un urlo contro le ingiustizie del passato, ma anche una riflessione profonda sul nostro presente.
Nel cuore del romanzo, troviamo Giovanni Greco, un uomo che sceglie di combattere contro il fascismo in un’Italia che sembra non lasciare scelte. La sua morte non è la fine della sua lotta, perché la sua anima vive nelle persone che lo amano: Elvira, la moglie, e Antonio, il figlio, che non abbandonano mai la battaglia. Questi personaggi diventano simboli della resistenza umana, quei “dimenticati” che Aragno riesce a sollevare dalla polvere della Storia, restituendo loro il giusto posto nella memoria collettiva.
Ma il romanzo non si ferma qui. Con maestria, l’autore intreccia le vite di più generazioni, creando una storia familiare che racconta la lotta quotidiana contro la miseria, la disillusione e la solitudine. Nina, l’attrice tradita dalla vita, è un altro volto di quella sofferenza che segna e modella ogni esistenza, mentre Giuseppe, il nipote, incarna la difficile eredità di un passato che ancora ferisce e morde. Sono anime in cerca di riscatto e nel loro cammino si riflettono le cicatrici di una nazione intera.
Aragno non scrive solo di resistenza politica, ma di resistenza umana. La sua prosa è un inno alla speranza, un richiamo a non cedere mai alla disperazione, anche quando la realtà sembra inchiodarci alla solitudine e al silenzio. La lotta contro il fascismo diventa simbolo di ogni lotta contro l’oppressione, contro ogni forma di ingiustizia che ancora persiste nel mondo. Ma, al tempo stesso, il romanzo si fa poesia, una poesia che nasce dalla sofferenza e dalla consapevolezza che, nonostante tutto, la speranza è l’unico dono che può salvarci.
Giuseppe Aragno, con la sua scrittura potentissima, riesce a rendere ogni pagina un manifesto di libertà, una riflessione sull’importanza della memoria storica e della lotta per i diritti umani. Il suo libro è un inno all’amore, alla resistenza, al coraggio, ma anche una riflessione profonda sulla condizione dell’essere umano, portando il lettore a una riflessione profonda e a una consapevolezza più matura del nostro presente.
Il “Romanzo della Resurrezione” di Giuseppe Aragno, pur radicato nel contesto storico e politico del fascismo italiano, possiede una portata universale e senza tempo. La lotta contro l’oppressione che il romanzo racconta non è una battaglia appartenente a un’epoca lontana, ma si riverbera inquietante nel presente. Oggi, mentre le democrazie occidentali sembrano vacillare sotto il peso di crisi interne, polarizzazioni sociali e attacchi alla verità storica, la lezione che Aragno ci offre risuona con una forza inquietante. Le stesse forze di disinformazione, populismo e disgregazione sociale che minacciano di erodere le fondamenta delle nostre libertà moderne sono, in effetti, il riflesso di quelle che nel passato si manifestarono come tirannia e fascismo.
L’opera di Aragno ci richiama, dunque, a una riflessione più ampia: la libertà, la dignità e la speranza non sono conquiste definitive, ma devono essere continuamente difese. Se oggi vediamo il ritorno di ideologie autoritarie, la revisione storica dei fatti e il tentativo di riscrivere la verità a beneficio del potere, è come se la storia non avesse mai cessato di tornare a bussare alle porte del nostro presente. Il suo romanzo ci ricorda che la battaglia contro l’oscurità è continua, che la resistenza non si limita a un periodo storico, ma è una condizione perenne dell’esistenza umana, un valore da difendere quotidianamente. E così, come nel passato il coraggio di Giovanni Greco e di chi ha combattuto contro la dittatura ha rappresentato un simbolo di speranza, oggi è compito di ciascuno di noi, in nome della memoria storica, della giustizia e dei diritti umani, resistere alle nuove forme di oppressione che minacciano il nostro futuro.
Il parallelo che si staglia tra il fascismo di ieri e le crisi delle democrazie di oggi è limpido: entrambe sono la manifestazione di una fragilità umana, quella di dimenticare quanto sia precaria la libertà e di ignorare il valore immenso di ogni battaglia per la dignità. Eppure, come nel romanzo di Aragno, proprio attraverso questa consapevolezza, si riaccende la speranza, la possibilità di una resurrezione collettiva. Perché, se la Storia ci ha insegnato qualcosa, è che ogni epoca ha la sua resistenza e che la lotta per la verità e per la giustizia non è mai finita, ma vive nel cuore di chi si oppone all’oscurità.