“Finalmente le medicine s’incontrano. Un grosso sforzo che abbiamo voluto fare – spiega la Dottoressa Maria Amitrano, direttore dell‘ Unità operativa di Medicina Interna dell’Azienda ospedaliera Moscati – in stretta collaborazione con l’Asl, e in particolare con la collega Anna Maria Bellizzi, primario della Medicina Interna dell’ospedale Frangipane di Ariano Irpino. Un incontro importante per l’Irpinia. La medicina interna è la “Grande Madre” e ha un ruolo centrale nell’assistenza. Si fa carico del paziente nella sua globalità, senza togliere nulla allo specialista di settore. Però, chiaramente, l’internista ha una visione d’insieme, tant’è vero che l’80% dei pazienti affetti da Covid, a livello Nazionale (dati Fadoi), sono stati trattati dagli internisti.
Le giornate irpine di Medicina Interna 2023 prenderanno il via il 10 giugno presso la struttura “Sant’ottone Frangipane”, per poi proseguire con altri 3 appuntamenti, tra la Città ospedaliera e l’ospedale arianese. Saranno quattro giornate importanti, in cui sarà trattato il ruolo della Medicina centrale e le problematiche del rischio cardiovascolare. Sappiamo bene che il paziente con maggior rischio cardiovascolare – sia da un punto di vista di tromboembolismo venoso sia per quanto riguarda la vasculopatia in senso globale – può avere segnali e conseguenze, appunto, dalle carotidi agli arti inferiori.
Un altro punto importante è la sepsi di Medicina Interna, altra tematica che sarà approfondita. Possiamo dire che i nostri malati sono cambiati tanto, perché hanno plurimorbilità e, quindi, sono pazienti che devono essere visti a 360 gradi. Molte volte arrivano in ospedale in condizioni serie, con patologie settiche importanti, o patologie respiratorie. In un’altra giornata parleremo proprio della centralità della medicina interna e dell’organizzazione di quelli che sono i percorsi: oggi bisogna conoscere il paziente in maniera globale per seguirlo nel miglior modo possibile. Il medico di medicina generale è il punto di partenza. Il suo ruolo è fondamentale per raccordare territorio e ospedale e fare in modo che l’assistito possa essere inserito adeguatamente in percorsi diagnostico-terapeutici e domiciliari”.
