Sono stati l’occasione per rilanciare il tema dello sviluppo dell’Irpinia e del Mezzogiorno gli 80 anni di Confindustria Avellino. A introdurre l’incontro il Presidente Confindustria Campania Emilio De Vizia “Immaginare che 80 anni fa, nell’Italia ancora non liberata, 30 imprenditori si riunivano per tutelare i loro prodotti e far crescere il territorio si carica di un forte significato. Da allora tanto è cambiato. Due, dopo la nascita della concia, sono i momenti che hanno segnato lo sviluppo del territorio, la realizzazione negli anni ‘60-70 del casello autostradale e l’arrivo dell’automotive a Pomigliano e il terremoto che ha rappresentato la sfida di portare l’industria in montagna. Si tratta di due sfide che possono ugualmente dirsi vinte, l’area industriale di Pianodardine e quella di montagna sono oggi in salute. Anche i capannoni che in Alta Irpinia hanno avuto una serie di problemi hanno, poi, conosciuto una seconda vita. Certo, restano una serie di problematiche legate al settore dell’Automotive che conta in Irpinia 5000 addetti e resta quello trainante in Irpinia ed è chiaro che c’è ancora da lavorare. Vogliamo dimostrare che si può fare impresa in Irpinia e che queste aree possono rappresentare una soluzione all’affollamento delle aree costiere”. E sulla Zes unica per lo sviluppo del Mezzogiorno “E’ chiaro che non può bastare, ci vogliono una serie di iniziative. Non possiamo dimenticare, poi, che la differenza la fanno le persone e dunque la scelta del coordinatore. L’altra sfida è quella di riportare nella nostra terra tipi di lavoro come quelli legati agli istituti bancari e all’alta finanza che costringono i ragazzi a trasferirsi. E’ importante che ciascuno scelga dove andare a vivere e non sia costretto a lasciare la propria terra, perchè non può svolgere qui il suo lavoro. Questa giornata vuole essere l’occasione per rispondere a chi all’esterno immagina che questa terra sia senza sviluppo”.
Il dirigente d’azienda Chicco Testa parla delle difficoltà legate alle rinnovabili: “Non possiamo immaginare di spostare le risorse verso fronti di innovazione tecnologica e promuovere la riconversione industriale con leggi prescrittive. Con le rinnovabili spendiamo dieci volte di più che producendo energia elettrica con il carbone o qualche altro combustibile”.
Il coordinatore della Zes Giosy Romano pone l’accento sui risultati legati all’introduzione della Zes “cercando di porre rimedio agli errori fatti attraverso una riperimetrazione. “Ma è chiaro che c’è bisogno di una semplificazione della macchina burocratica”,
Il presidente Vincenzo De Luca punta l’indice contro il governo “Dobbiamo recuperare un anno e mezzo di ritardo sul piano amministrativo a causa delle lentezze legate all’Accordo di coesione, al tempo stesso dobbiamo augurarci che non vada avanti qualche altra manovra contro il Sud, dopo lo svuotamento della legge sull’autonomia, che resta un’incognita. Del resto, era chiaro che non c’era un euro per finanziare i Lep. Altro tempo è stato perso con la vicenda della Zes unica fino a quando non è stato nominato Giosi Romano che noi avevamo proposto. Solo allora abbiamo lavorato secondo il nostro metodo e non con quello del governo”. Parla di una palude burocratica che risulta soffocante, definisce inutile la legge sulla semplificazione. E ricorda a Chicco Testa che non aveva risparmiato critiche alla stazione di Afragola come la Campania avessero ereditato una situazione terribile sul piano rifiuti con 5 milioni di ecoballe e una sanzione di 120 mila euro, la mancanza di un piano rifiuti, cantieri bloccati “Abbiamo finanziato dodici impianti di compostaggio, investito sull’Its, stanziato 400 milioni di euro come contributi alle imprese, finanziato la ricerca scientifica e risolto i problemi legati al trasporto, facendoci carico dei debiti dell’Eav, intervenendo anche a sostegno di Industria Italiana Autobus con l’acquisto dei nostri mezzi. Oggi l’Air può contare su 800 nuovi autobus e 1308 giovani assunti”. Traguardi che si affiancano a quelli raggiunti anche sul piano della sanità. “Abbiamo ereditato una sanità che era in pieno dissesto e non approvava consuntivi da anni, oggi la Campania ha i tempi più brevi per il reperimento di farmaci e la piattaforma digitale più avanzata d’Italia malgrado abbiamo la percentuale di medici più bassa d’Italia e debba fare i conti con una costante rapina di risorse e personale. Anche nella stagione del Covid abbiamo fatto meglio di altre regioni”.
Sottolinea come nel piano di coesione dell’ottobre scorso “avevamo previsto lo stanziamento di 500 milioni da destinare a comuni per la viabilità delle aree interne, somma che è stata ridotta perchè siamo stati obbligati a spostare fondi su altri territori, a partire dal miliardo destinato a Bagnoli, senza considerare i 100 milioni di pippe clientelari sulla cultura. Il risultato è che oltre un miliardo è mezzo è stato sottratto alle aree interne”. Quindi ricorda gli investimenti per le infrastrutture, dall’impianto funiviario al Lago Laceno alla ciclovia dell’Acquedotto Pugliese all’Avellino Rocchetta, dalla Lioni Grotta ai fondi per la funicolare di Montevergine.
“La storia dell’industria irpina è la storia di donne e uomini – spiega il ministro Matteo Piantedosi – che con tenacia hanno saputo reagire alle avversità. L’economia dell’area avellinese ha sempre avuto un carattere prettamente agricolo ma ha saputo affermarsi anche sul piano dell’industriale, nel segno dell’innovazione, dell’apertura a mercati esteri, della salvaguardia dell’identità del territorio, con la presenza di eccellenze, particolarmente attente alla sostenibilità. Aziende che rappresentano un esempio di utilità sociale, poichè capaci di svolgere la propria funzione di promozione della collettività”. Spiega come “l’Irpinia è una delle tante aree interne con un forte tessuto connettivo fatto di identità e realtà produttive da valorizzare. Anche la scelta di ospitare un evento come il G7 deve fare parte di una strategia di crescita di ampio raggio, non può non essere accompagnata da un sistema formativo di avanguardia, che sia in grado di porsi al servizio del territorio”. Ricorda come l’Irpinia era attraversata nell’antichità dall’arteria commerciale della via Appia, “Poichè senza strade non c’è sviluppo possibile, ecco perchè abbiamo bisogno della stazione alta velocità nella Valle Ufita, collegata a un centro hub per le merci. Mi meraviglia, però, l’avversione a progetti autonomistici, come se passasse il messaggio che la Regione battesse monete. L’alta velocità è indispensabile perchè garantisce la connessione con le aree interne col resto del paese, la sfida è quella di rendere attrattivi i territori per dare ai giovani l’opportunità di restare. Da questo punto di vista anche la Zes può costituire un fattore determinante per attrarre nuovi investimenti e agevolazioni fiscali, potenziare le infrastrutture informatiche e sistemi digitali”. Spiega però come “un territorio non è solo un luogo fisico, si deve identificare con le persone che lo abitano. E non c’è sviluppo senza attenzione ai bisogni primari. A cosa serve l’alta tecnologia se manca l’acqua. E’ singolare che chi detiene copiose sorgenti possa soffrire di carenze idriche. E’ chiaro che è mancata un visione generale della questione, a partire dalla manutenzione delle reti idriche. Oggi apprendo che la soluzione è vicina”.
Replica a chi accusa il governo di aver causato il ritardo: “Penso piuttosto ai ritardi protrattasi negli ultimi dieci anni” E ricorda i fondi di 20. milioni di euro assegnati ai comuni per progetti di rigenerazione urbana contro la marginalizzazione”. Parla dell’importanza di politiche di sviluppo sicurezza intesa nella sua accezione più ampia al di là della repressione dell’ambente, “Nel 2010 è stato siglato tra Ministero e Confindustria il primo protocollo di legalità, consentendo l’estensione dei controlli antimafia ai fornitori, quello che rappresenta il prototipo di una serie di intese che sono arrivate poi a intese con imprese di rilevanza strategica”. Si sofferma sulla necessità di tutelare l’incolumità della popolazione da minacce di rischio idrogeologico e promuovere prevenzione, educazione e investimenti per la sicurezza. “I 191 interventi per risorse pari a 157 milioni di euro sono segnali di un’attenzione nuova da parte del governo, della volontà di promuovere le risorse di questo territorio”.
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini pone l’accento sulla centralità che riveste quello che sarà il nuovo piano industriale Stellantis: “Non ha senso eliminare un prodotto per fare entrare tecnologie di cui l’Europa non detiene materie prime, non siamo ancora pronti ad affrontare in maniera adeguata la transizione ecologica. Siamo reduci da ventuno mesi di produzione industriale negativa, è il segno di un cambiamento in atto. Oggi gli imprenditori hanno bisogno misure semplici, che l’industria 5.0 sia facile da utilizzare ma anche di competitività, a partire dai costi dell’energia. Se continuiamo a fare gli arbitri tra Cina e Usa, finiamo per perdere delle opportunità. E’ chiaro che bisogna ripartire da una politica industriale forte”.