A meno di una settimana dall’apertura dei seggi elettorali per le prossime elezioni politiche, nonostante non pochi sforzi per trovare motivazioni valide per esprimere un voto convinto, non riesco a dare delle risposte credibili a tanti amici ancora incerti per andare a votare. Il dato significativo di questa incertezza è proprio quello di una ricerca senza esito positivo da parte di portatori di una consapevolezza civile, culturale e politica che non trova approdo nell’attuale partitocrazia.
Quindi campagna elettorale “fredda”, forse più’ fredda della situazione meteorologica di questi giorni, con candidati di cui non conosciamo nemmeno la storia personale e il cognome. Allora avvertiamo l’esigenza di una domanda, con la speranza che qualcuno ci dia una risposta accettabile: perchè la nostra cara terra irpina -quella stessa di De Sanctis, di Sullo, di Amatucci, di Scoca,di Pescatore, di De Mita e di altri illustri personaggi che hanno onorato la politica-non riesce ad esprimere figure di significativo spessore politico, benché stimate altrove per la loro intelligenza e autorevole competenza professionale? Perchè questo silenzio in ordine alla domanda di riscoprire le nostre radici attraverso personaggi capaci di parlare al cuore della nostra gente con il carisma e la caratura culturale e politica necessaria?
La risposta, probabilmente, trova eloquente motivazione nella prassi partitocratica di far prevalere le faziose appartenenze e le mediocrità ubbidienti. A tal proposito, comunque, generalizzare potrebbe costituire una tentazione ricorrente, mentre va colta, con intelligenza e responsabilità, la nuova domanda di partecipazione democratica oltre i faziosi recinti clientelari. Bisogna allargare i confini contenutistici di un discorso politico roboante e ripetitivo intorno alla tematiche dello sviluppo, dell’occupazione, delle nuove infrastrutture, dei possibili finanziamenti: la sbandierata “nuova qualità della vita” potrebbe rivelarsi una tappa senza traguardo se non avrà come destinatario imprescindibile la comunità di persone, coscienti dei propri diritti e dei propri doveri, disponibili a costruire- o a ricostruire quel tanto auspicato e nuovo tessuto comunitario la cui mancanza genera le attuali e deleterie derive dell’indifferenza, dell’egoismo, del populismo amorale.
La diffusa non partecipazione al voto ha come patogenesi proprio il contesto socioculturale delineato ed ignorarla sarebbe un mortale attentato alla democrazia. La competizione elettorale dovrebbe essere prima di tutto un momento educativo per la democrazia, ma anche di intelligente e doveroso accompagnamento alla serena e convinta espressione del voto. Infine, se questo è il clima complessivo dell’attuale campagna elettorale, il migliore comportamento delle persone consapevoli e responsabili è quello dell’ attiva partecipazione.
Per chi votare, allora? Certamente per i candidati della nostra terra di cui conosciamo il pensiero, la competenza e la potenziale capacità di saper leggere i bisogni materiali e immateriali della nostra gente, ma soprattutto capaci di promuovere un chiaro sforzo di rinascita civile, culturale e politica delle nostre comunità, riannodando con il filo della memoria le speranze attuali con un glorioso e significativo passato.
di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud