Rabbia e proteste sotto la sede della Regione, nessuno spiraglio per la vertenza ArcelorMittal al termine del vertice di questa mattina presso la Direzione Generale del Lavoro. Il futuro dello stabilimento di Luogosano resta un rebus, così come il destino dei 70 lavoratori. Lunedì, al Polo di Giovani di Avellino, è previsto un confronto con il Vescovo Arturo Aiello, pronto a incontrare sindacato e lavoratori per fare il punto sulla delicata vertenza e provare a individuare una luce di speranza in fondo al tunnel. Un’impresa non facile, visto che il tempo scorre inesorabile e l’arrivo di un nuovo imprenditore resta un obiettivo lontano.
L’unica certezza è che la procedura di licenziamento collettivo porta dritto alla chiusura dello stabilimento, annunciata per il prossimo 31 luglio. Dal prossimo primo agosto la produzione dello storico stabilimento di Luogosano, specializzato nella trasformazione di acciaio zincato in preverniciato per il mercato delle costruzioni ed elettrodomestico, cesserà lasciando senza futuro 70 lavoratori. Solo l’ingresso di un nuovo investitore potrebbe risolvere la vertenza e dare una speranza ai lavoratori, in sciopero ormai da settimane. Sul tavolo di Confindustria ci sarebbero diverse manifestazioni di interesse per rilevare lo stabilimento e la relativa produzione. La caratteristica dei potenziali acquirenti è che abbiano un fatturato di almeno 15 milioni di euro e che abbiano presentato i bilanci relativi agli utili. Queste sono gli unici elementi emersi sul profilo dei nuovi investitori. Un po’ poco per capire quale sia il destino di una delle realtà produttive storiche della provincia, insediamento simbolo dell’industrializzazione post-terremoto del 1980.
L’operazione rilancio, richiesta a più riprese dal sindacato, è tutt’altro che semplice. L’area industriale di San Mango sul Calore, come sottolineato dai vertici della multinazionale indiana nel corso dei vari incontri istituzionali successivi all’apertura della procedura di licenziamento collettivo, paga un pesante gap infrastrutturale che incide notevolmente sui costi di trasporto, e non solo. Chi rileverà lo stabilimento irpino, dovrà fare i conti con un contesto non facile. La Regione Campania, facendo leva anche sul sostegno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è pronta a fare la sua parte per agevolare e incentivare i nuovi investitori. Basterà? E, soprattutto, quanto ci vorrà per mettere nero su bianco sul piano di rilancio industriale di ArcelorMittal? Perché il tempo è il vero nemico di questa vertenza. Non trovare una soluzione nel giro delle prossime settimane vorrebbe dire cancellare altri 70 posti di lavoro, senza contare gli effetti che l’eventuale chiusura produrrebbe nell’indotto, dove potrebbero saltare oltre cento occupati.