Diventano l’occasione per raccontare l’evoluzione di un paese, della politica italiana e internazionale i Messaggi di fine anno del presidente della Repubblica. A ricostruirli in un prezioso saggio, edito da La Bussola, “Quirinale 31 dicembre ore 20.30”, impreziosito dalla prefazione di Pierlyigi Castagnetti, lo studioso frigentino Francesco Di Sibio. Un rito, quello del discorso di fine anno del presidente della Repubblica, che si compie ininterrottamente dal 1949, capace sempre di incollare davanti alla Tv milioni di italiani. L’attenzione di Di Sibio si concentra, in particolare, sui Messaggi del primo mandato presidenziale di Sergio Mattarella (2015- 2021) e ne approfondisce il testo, il contesto internazionale e locale, la comunicazione e l’intermediazione politica. Costante il richiamo a tutti gli italiani. Non solo, «il Presidente parla, ma è come se ascoltasse — come scrive Pierluigi Castagnetti nella prefazione — fa memoria di ciò che ha raccolto e lo trasforma in impegno per il futuro».
“Non so – scrive ancora Castagnetti – se Sergio Mattarella, già all’inizio del suo primo mandato presidenziale, avesse il proposito preciso di girare moltissimo per ogni angolo del Paese, di incontrare così frequentemente i suoi concittadini, per raccoglierne umori, problemi e consigli, ma è certo che con il tempo questa è diventata la sua caratteristica: stare con la gente, senza concessioni a posture più o meno paternaliste, ma starci
per ascoltare, per imparare. E la gente, a me pare, a sua volta, ha imparato a conoscere e apprezzare il suo stile presidenziale, in un certo senso di uomo normale ma non banale, solenne ma non distaccato, come il ruolo richiede. Ma il Presidente, come afferma la Carta, rappresenta pure l’«unità della nazione». Missione sempre più difficile, ma irrinunciabile.( …) Possiamo allora apprezzare nei messaggi di fine anno del Presidente, questa tensione pedagogica che mette al centro i valori che la Costituzione ha voluto raccogliere solennemente nei “Principi Fondamentali”.
“Mattarella – sottolinea Andrea Covotta in uno dei saggi che accompagna il volume – intende la politica come un esercizio di pazienza, una attività per così dire al dettaglio e mai all’ingrosso come amava ripetere Aldo Moro perché, come dice il suo amico Giuliano Amato, quando tutti urlano chi ragiona a bassa voce a volte fa più rumore. E uno che lo conosce bene come Pierluigi Castagnetti, più che a un ritorno di un’idea morotea, ritiene l’elezione di Mattarella la rivincita di un metodo, dell’autorevolezza, dell’autorità della politica. Il dodicesimo capo dello Stato incarna proprio questo: la sostanza contro l’apparenza, la capacità di tessitura, di costruzione del consenso, di inclusione, di integrazione. Mattarella è un politico d’altri tempi che recupera la forza della politica in tempi di antipolitica”.
“Basta allargare l’ambito alla sequenza dei presidenti che si sono succeduti – spiega Di Sibio – e si può affermare che il Messaggio scava nella carne della nostra esistenza, mettendo a nudo le sofferenze e le trepidazioni di un’intera nazione. .Per Sandro Pertini è «terrorismo» il termine maggiormente utilizzato nel Messaggio del 1982, al termine della fase drammatica ricordata come «anni di piombo». Oscar Luigi Scalfaro, invece, sceglie «partiti» come parola più citata il 31 dicembre 1992, quando le maggiori preoccupazioni derivavano dalle organizzazioni politiche invischiate nello scandalo delle corruzioni meglio conosciuto come «tangentopoli».
Infine, Giorgio Napolitano elegge «crisi» e la utilizza il maggior numero di volte per rappresentare l’onda lunga delle difficoltà finanziarie che invadono l’Europa, dopo aver scosso l’economia statunitense. A questo punto, appare semplice individuare la parola sintesi del 2020, il termine più ricorrente nel Messaggio di fine anno di Sergio Mattarella: «pandemia». Il settennato di Mattarella, oggi possiamo dire il primo, non è stato influenzato solo dall’arrivo inaspettato del Covid-19. I momenti di relativa tranquillità sono stati pochissimi se non nulli, tanto da sommare tra l’altro la gestione di cinque governi: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte 1, Giuseppe Conte 2 e Mario Draghi. Il primo esecutivo ereditato da Giorgio Napolitano, gli altri quattro fatti nascere in seguito a propri incarichi, affidati spesso dopo estenuanti percorsi, talvolta impregnati di una certa originalità”. Tutto questo con gravi ripercussioni per la vita del paese. A prendere forma “Un romanzo popolare, forse, ma un viaggio denso di spunti utili a comprendere meglio le istituzioni e le loro liturgie che vanno preservate. Preservare non vuol dire rendere intoccabile, ma custodire la fonte del vivere civile; il flusso può anche cambiare direzione”.
Di Sibio si sofferma non solo sui contenuti ma anche sullo stile comunicativo, così nel suo primo messaggio “rivolge per la prima volta agli Italiani con un suo Messaggio di fine anno e decide di cambiare approccio, di uscire dagli usuali modelli e di porsi in una situazione di vicinanza, senza perderne in autorevolezza. Sceglie un locale diverso dal solito, legge il suo testo dal salotto degli appartamenti privati, posizionati al terzo piano, e non più dalle stanze degli appuntamenti ufficiali. Il presidente che ha già provveduto ad aprire maggiormente il Quirinale al pubblico, ora prova ad aprire la sua casa agli Italiani presenti davanti al televisore”.
Di Sibio interpreta la postura o il tono di voce “Vorrebbe parlare direttamente a ciascun italiano, negli occhi, ma senza alcuna arroganza. Quando abbassa lo sguardo, sottolinea passaggi delicati che vorrebbe migliorassero, come il lavoro al Sud o le problematiche giovanili o le difficoltà di alcune famiglie in affanno. Solo l’evasione fiscale, centoventidue miliardi di euro, cifra ripetuta due volte per sottolinearne la spropositata enormità, appare in grado di turbare la sua pacatezza. Quasi si altera, ma è un attimo”. Costante il richiamo ai temi più delicati del dibattito politico, al lavoro, alla lotta all’evasione fiscale, alla centralità della custodia dell’ambiente. “Si rivolge alla gente comune, perché gli uomini e le donne comuni devono districarsi in impegni quotidiani, fatti di piccoli ma significativi cambi di prospettiva e di stili di vita, uno su tutti l’utilizzo maggiore dei mezzi pubblici. Qui entra in campo la scelta e la prospettiva politica, sta agli amministratori e ai governanti provvedere a che tali mezzi siano sufficienti e all’altezza”. Sul terrorismo chiede di non arretrare, parla della Costituzione, come materia viva di principi e di valori, non nasconde l’orgoglio di sentirsi italiano e lo fa citando alcuni esempi di italianità “Quando deve spingere sul pedale dell’orgoglio italico, prende tre figure significative, non a caso, tre donne, tre personalità diverse: Fabiola Giannotti, che dal giorno successivo dirigerà il Cern di Ginevra, l’astronauta Samantha Cristoforetti, che nel corso dell’anno ha stabilito il record della donna più a lungo impegnata in missioni spaziali, e Nicole Orlando, l’atleta paralimpica, che ha conquistato diverse medaglie”
Il 31 dicembre 2021, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tiene il Messaggio di fine anno, l’ultimo del suo mandato. Il contesto del paese e quello internazionale sono cambiati, segnati dal pericolo del terrorismo internazionale alla pandemia, da terremoti e alluvioni al caos della politica, come sono cambiate le priorità del paese “Stavolta, le parole più usate da Mattarella sono state giovani, difficoltà-istituzioni-società-Repubblica (lo stesso numero di volte), oggi”. Di Sibio individua, proprio, nei giovani il vero filo conduttore dei suoi messaggi “Il tema dei giovani non è affatto una novità, anzi potrebbe essere considerato il filo conduttore del suo impegno durato tutto il mandato per la costruzione del futuro. L’opera di persuasione è stata costellata prima di tutto dalla forte presa di posizione sul fronte della creazione di posti di lavoro. In prospettiva, invece, vanno sottolineati gli ultimi due anni, in cui il focus si è spinto verso la staffetta tra le vecchie e le nuove generazioni”. Sul tema della lotta alla pandemia sottolinea i sacrifici e il lavoro che hanno consentito di ottenere un vaccino, autentica vittoria dell’uomo e della scienza, stringendosi alle famiglie di chi ha perso i propri cari a causa del Coronavirus. A tornare è anche il riferimento alla Costituzione, più volte definita fondamenta dell’unità, chiedendo che il prossimo presidente di faccia carico di bisogni di tutti al di là delle appartenenze. Vorrebbe tagliarsi fuori dalla politica ma non gli sarà possibile, Mattarella accetterà la candidatura per spirito di servizio al paese
.”L’assillo del Presidente della Repubblica – scrive ancora Covotta a proposito del suo secondo mandato – è stato quello di superare la logica di una competizione permanente e costruire, per usare le sue parole, una “società fondata sul rispetto delle persone” e sul rifiuto della “violenza” nel “sentimento delle nuove generazioni, nei gesti della vita di ogni giorno, nel linguaggio che si adopera”. Mattarella resta l’arbitro di questa politica incattivita e sa perfettamente che i prossimi tempi saranno difficili e tormentati e ci sarà ancora bisogno della sua autorevolezza”.