In questo quadro assai problematico per il sistema Italia, ci si sforza di raccontarne i passaggi, la complessità di questo difficile presente, e spesso ci si ritrova a fare i conti con un futuro enigmatico.
In questi anni di critica transizione, nel Paese dove i giovani sono stati “messi in panchina”, siamo passati dalla generazione “X” alla generazione “Neet” (Not in Education, Employment or Training). La generazione “né studio né lavoro” va a gonfiare sempre più le fila dei disoccupati di lunga durata. E’ questo il tema centrale, ma trascurato, della dispersione del capitale umano che il nostro Paese continua a sprecare.
Se pur con meno giovani del resto dell’Europa, l’Italia risulta il primo paese europeo per numero di inattivi, con una percentuale quasi doppia rispetto al resto dell’Europa (24% contro 13%). Il numero dei Neet risulta essere, in termini assoluti, il più elevato in Europa.
“Ignorati dalla politica, sfruttati dal mercato, i giovani sono stati messi in panchina”. E’ il ritratto “tranchant” sulla condizione giovanile, tracciato da Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano e coordinatore del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Toniolo.
Da una parte c’è la ricorrente denuncia della fuga in avanti dei giovani iper-formati verso l’estero, con un’irrimediabile perdita di capitale umano, dall’altra il futuro “bruciato”, disperso, di giovani che semplicemente hanno smesso di progettare una prospettiva di avvenire.
La dispersione di capitale umano, espressione che forse risente di una certa edulcorazione rispetto alla gravità di un fenomeno mai seriamente affrontato, è stata a lungo sottovalutata e continua ad esserlo, causando una perdita inestimabile per il malandato “sistema Italia”. Del resto, come non riconoscere che lo strabismo con il quale si guarda all’universo giovanile rappresenta una caratteristica deforme che è propria della classe dirigente politica italiana.
I giovani sono sempre più “soggetti smarriti” da una politica distratta, che sembra volgere lo sguardo sempre in un’altra direzione.
Questa Italia piena di contraddizioni, dove i giovani sono imprigionati in un presente disperante, dove la politica non rappresenta più l’orizzonte ideale, avendo smesso di percorrere i sentieri impervi e necessari di una “costruzione sociale”, i giovani sono semplicemente a rischio “esclusione sociale”, intrappolati dentro un presente denso di criticità, dilaniato dalla mancanza di futuro, e stretti tra fuga e oblio.
di Emilio De Lorenzo edito dal Quotidiano del Sud