A poco più di un mese dall’inizio di un nuovo anno, da Palazzo di città non arrivano notizie certe rispetto all’apertura del famigerato tunnel.
Una delle opere cosiddette “mangiasoldi”, circa 30 milioni di fondi pubblici investiti in quasi un ventennio, l’eterna incompiuta avellinese resta imprigionata nei ritardi amministrativi.
Una galleria lunga 480 metri per collegare Piazza Garibaldi e Contrada San Leonardo, a ridosso dell’ex Mercatone oggi centro Vivendi che dovrebbe servire a decongestionare il traffico nel centro cittadino e agevolare l’ingresso in città dalla periferia cittadina.
Non a caso il sindaco Gianluca Festa annunciò l’apertura (l’ultima volta in ordine temporale ndr) per lo scorso luglio, in concomitanza della pedonalizzazione del centro storico per i mesi estivi. Ma l’estate è passata, anche il Natale e tra poco anche l’inverno lascerà spazio alla primavera, ed ora il sindaco non si lascia più andare a facili annunci, consapevole di aver tradito troppe volte la promessa.
Eppure negli ultimi mesi la parola fine sembrava essere davvero arriva, con l’ingresso del tunnel su Piazza Garibaldi che non consegna più l’immagine dell’eterno cantiere.
Sistema la segnaletica orizzontale e verticale, l’impiantistica, pubblica illuminazione, la scala di emergenza su Pizza Libertà, e tutte le altre prescrizioni di sicurezza imposte dal Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche, di recente il Comune ha superato anche l’ultimo ostacolo. Quello relativo della cabina elettrica di trasformazione MT/bt per l’alimentazione elettrica del Tunnel, realizzata nei locali individuati all’interno di Vivendi s.r.l.
All’appello per manca il via libera definitivo da parte del Provveditorato regionale ma, soprattutto, secondo notizie stampa degli ultimi giorni, all’atto della consegna delle ultime certificazioni sarebbe emerso che Palazzo di città avrebbe “dimenticato” di certificare il collaudo relativo al primo lotto dei lavori, risalente a quasi un decennio fa. Comincia così una nuova corsa contro il tempo per buona pace degli avellinesi che dopo tanto parlare tra interruzioni e ripresa dei lavori, varianti progettuali e tempo trascorso, hanno finito per “odiare” l’opera prima ancora di vederla conclusa.
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