di Virgilio Iandiorio
Non è un caso che i grandi uomini di cultura, liberi da passioni nazionalistiche, hanno sempre manifestato un sentimento straordinario nei confronti di un’Europa transnazionale, un’Europa concepita -come disse Milan Kundera– non come un territorio ma come una cultura”.
Oggi questo concetto sembra tramontato, sostituito da un sentimento di colpa per atavici misfatti. Eugène Ionesco non si risparmiò nel percuotere (con le parole) l’autodenigrazione, che si andava sempre più diffondendo in Occidente. “Sono masochisti (gli Occidentali) che vogliono essere additati come colpevoli per tutto ciò che va male nel mondo”. E aggiungeva che “strani filosofi, maestri del pensiero alla moda, ci portano alla distruzione della cultura. La libertà corre verso la schiavitù”.
Era chiaro dai tempi di Platone che” quando il retore che non conosce il bene e il male inizia a persuadere una città che si trova nelle sue stesse condizioni, facendo non l’elogio dell’ombra dell’asino come se fosse del cavallo, ma l’elogio del male come se fosse il bene, e presa dimestichezza con le opinioni della gente la persuade a operare il male anziché il bene, quale frutto credi che mieterà in seguito la retorica da quello che ha seminato?” chiedeva Socrate a Fedro nel dialogo di questo nome. Se sostituiamo il sostantivo “retore” con quello di “politico”, siamo arrivati a quello che accade ai giorni nostri, cioè sotto i nostri occhi.
Maarten Boudry, filosofo belga di lingua olandese nato nel 1984. ha pubblicato lo scorso anno su Quillette magazine on line un interessante articolo “Noi occidentali, malati immaginari” tradotto da Giulio Meotti e riportato su Il Foglio del 12 febbraio 2024. Indica, il filosofo belga, in sette punti i motivi che spingono noi occidentali ad avere uno stato d’animo deprimente anche in presenza di una vita migliore.
- La legge dell’invisibilità delle buone notizie. “Le buone notizie sono più invisibili quando c’è semplicemente l’assenza di cattive notizie, come spesso accade”.
- Nulla viaggia più veloce della luce, tranne le cattive notizie. “Nessuno sfrutta la legge della velocità delle cattive notizie in modo più efficace dei terroristi, il che spiega anche perché il terrorismo è un fenomeno tipicamente moderno”.
- Più raccapriccianti sono le notizie, più le godiamo. “I titoli che contengono parole negative ottengono più clic di quelli che contengono parole positive. Ciò spiega perché, in tempi di pace e prosperità, molte persone rimangono incantate dai profeti di sventura che predicono catastrofi imminenti”.
- La legge di conservazione dell’indignazione.” Non importa quanti progressi il mondo sta ottenendo, la quantità totale di lamentele e lamentele rimarrà più o meno costante”.
- La legge dell’attrazione. “Se non trovi cattive notizie, le cattive notizie troveranno te”.
- La legge delle soluzioni che si cancellano. “Una volta raggiunta una soluzione, le persone dimenticano il problema originale (e vedono solo ulteriori problemi).
- Più una società è libera, più cose brutte emergeranno. “Più la società è libera, più si sentiranno lamentele riguardo all’oppressione e agli abusi. Alla gente piace mordere la mano che le nutre, a patto che non gli restituisca uno schiaffo – e in una società libera e tollerante, non lo farà.
In conclusione -scrive il filosofo Boudry – Il pessimismo conferisce un ultimo, inconfondibile vantaggio: fa sembrare le persone più intelligenti. Se affermi che il mondo non è mai stato così in forma come oggi, rischi di sembrare lo sciocco dottor Pangloss di Voltaire, il quale pensa che ‘tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili’ perché è totalmente insensibile tutta la miseria e la sofferenza intorno a lui… Se vogliamo rendere il futuro ancora migliore del presente, avremo bisogno di persone che vedano oltre gli errori cognitivi incoraggiati dalle Sette Leggi del Pessimismo. Avremo bisogno di persone che credano che il progresso sia possibile e desiderabile e che siano quindi disposte a lavorare per realizzarlo, anche se rischiano di sembrare dei totali idioti”.