Che fine ha fatto la Piattaforma Logistica? Nonostante il clima da piena campagna elettorale, l’opera non è nemmeno oggetto di propaganda politica, un segnale abbastanza preoccupante. Se la politica mette da parte la volontà di realizzare l’opera, sottovaluta la sua importanza e mette a serio rischio il reale sviluppo industriale dell’Irpinia.
Senza il polo logistico rischierebbe anche un’eccellenza locale e nazionale come l’Industria Italiana Autobus. Nonostante l’ex Irisbus, in caso di un rilancio vero e proprio, abbia le capacità di fungere da capofila e trainare un intero indotto, in mancanza di una rete industriale e di trasporto, il futuro potrebbe essere ugualmente appeso a un filo.
Quella che si immagina, poiché dopo le tante discussioni a tutti i livelli ad oggi di concreto c’è solo la promessa della redazione dello studio di fattibilità, è una struttura che garantirebbe una molteplicità di soluzioni di commercio, grazie al trasporto intermodale: “Un metodo che utilizza unità di carico standard come container, casse mobili e semi-rimorchi. Queste unità di carico possono essere facilmente trasferite da un mezzo di trasporto all’altro, come navi, camion e treni, senza bisogno di smistare il contenuto all’interno”. Agendo da integrazione allo stoccaggio e movimento delle merci, consentendo una riduzione dei costi.
Insisterebbe su di una zona, quella della Valle Ufita, che è stata inserita nell’area Zes della Regione Campania con una estensione di 237,25 ettari. La superficie è impegnata per circa il 70% da lotti industriali per 141,84 ettari così distribuiti: 2,99% piccola industria, 13,50% media industria, 62,78% grande industria. Fra i settori produttivi presenti prevale quello dei trasporti, significativa anche la presenza di aziende del settore metalmeccanico, chimico, recupero riciclo e stoccaggio materiali.
Senza tralasciare la realizzazione della stazione Hirpinia, che potrebbe diventare obsoleta ancor prima del suo completamento. Con un occhio alla situazione legata alla depurazione, settore anch’esso in forte affanno – per utilizzare un eufemismo -, grazie alla collocazione nella zona Asi della Valle Ufita, gestore appunto del servizio.
Nonostante il sollecito del presidente di Confindustria Avellino Emilio De Vizia direttamente al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, non c’è traccia di passi concreti nella messa a terra della prima pietra. Intanto i costi di realizzazione sono schizzati dai 60 milioni iniziali ai 150 di oggi, con il rischio di un’ulteriore ascesa. E, dulcis in fundo, non è chiaro quali saranno i fondi destinati al finanziamento dell’opera, in uno scontro politico-istituzionale tra il presidente campano Vincenzo De Luca e il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffale Fitto.
Un’opera che rilancerebbe un intero settore, attraverso il quale si potrebbe mettere una toppa all’emorragia di persone che sono costrette ad abbandonare l’Irpinia in cerca di un futuro migliore. Il condizionale, purtroppo, oltre che d’obbligo, potrebbe restare tale. E il piano B, qual è?