Sceglie di partire dal ricordo di Papa Francesco il prefetto di Avellino Rossana Riflesso, in occasione della cerimonia del 25 aprile che celebra gli 80 anni della Liberazione. Pone l’accento sulla statura di “un uomo che è stato riferimento spirituale, con il suo messaggio di speranza e pace per tutti”. Ribadisce la necessità di celebrare la Liberazione, simbolo dell’identità nazionale, al di là dei giorni di lutto “Sarà la tradizionale cerimonia del 25 aprile, che non ha mai previsto concerti di piazza, che si accompagnerà ad un doveroso ricordo di Papa Francesco, in segno di rispetto del lutto nazionale”. E sulla decisione di qualche Comune di non tenere le celebrazioni “Le scelte sono individuali, non c’è stata nessuna disposizione che imponesse il divieto, si tratta di una cerimonia nazionale di grande importanza e rilevanza. Perciò, abbiamo scelto di celebrarla con tutti gli onori”. Quindi il discorso di rito per ribadire come sia compito di ciascuno difendere ogni giorno i valori di libertà e uguaglianza, alla base della Repubblica, e i diritti di tutti, trasmettendoli alle nuove generazioni, in un tempo in cui crescono odio e intolleranza “Siamo chiamati a costruire una società inclusiva per proiettare i valori del 25 aprile nel futuro”. E la cerimonia si svolge secondo copione, con il rito dell’alzabandiera in via Matteotti, lo schieramento dei reparti e delle associazioni combattentistiche, la sfilata del Gonfalone della Città di Avellino e della Provincia, la deposizione della corona d’alloro al monumento ai caduti. Ad accompagnare la cerimonia l’Inno nazionale e le marce eseguite dagli studenti del Conservatorio Cimarosa di Avellino, diretto da Gabriella Della Sala. Tante le autorità presenti, dal presidente della Provincia Rizieri Buonopane al questore Giuseppe Picone e ancora consiglieri regionali, come Vincenzo Ciampi, parlamentari, da Michele Gubitosa a Gianfranco Rotondi, e sindaci del territorio, per sottolineare con forza il valore della festa. Colpisce, poi, la presenza dei cittadini, mai così numerosi come oggi.
È quindi Giovanni Capobianco, presidente provinciale dell’Anpi, a ricordare il sacrificio dei partigiani nella lotta di Liberazione “Furono oltre 100.000 combattenti, tra uomini e donne, senza dimenticare i 500.00 fiancheggiatori, che sostennero la loro lotta e gli Internati Militari Italiani che rifiutarono di combattere per la Repubblica di Salò”. Non risparmia una piccola polemica sull’invito alla sobrietà per il lutto nazionale ” Sono perfettamente sobrio” esordisce prima di pronunciare il suo discorso. Spiega come in tanti “cercano di riappropriarsi del messaggio pacifista di Papa Francesco”. E ricorda come “Continui sono gli attacchi alla Costituzione, oggi, più che mai, siamo chiamati a farci custodi dei suoi valori. La Costituzione viene violata ogni volta che non viene garantito il diritto alla salute o non viene rispettato il divieto di riorganizzazione del Partito fascista, quando ai giovani non viene assicurato il diritto al lavoro, quando si inviano armi in Ucraina e si sceglie di destinare il 2% del prodotto interno lordo alla spesa per il riarmo o ancora quando si parla di regionalismo differenziato. Dobbiamo farci eredi del sacrificio dei partigiani, non smettere di esercitare una vigilanza democratica. Solo cosi potremo portare avanti una rivoluzione pacifica” .