“Volevo raccontare questa storia senza prendere posizione alcuna, con il massimo rispetto per chi parla, malgrado sia un personaggio con cui ho pochissimo in comune”. Spiega così il giovane regista Alessandro Guerriero il suo “Viaggio di ritorno” prodotto da Marechiaro Film e distribuito da Allegorie Film, presentato all’Eliseo fuori concorso, nell’ambito del Festival Laceno d’oro. Un corto di forte suggestione che racconta la storia di Francesco, con la sua doppia vita di dipendente in un caseificio locale e allenatore di una squadra estremamente competitiva di piccioni da gara, a partire dalla colombaia ereditata dal padre. Francesco alleva un gruppo di colombi da gara, ne attende il rientro e si racconta alla telecamera, nel segno della passione che lo accompagna. Una passione evidente nella ritualità dei gesti quotidiani, che finisce con il diventare, talvolta, una vera ossessione, quasi incomprensibile a chi ascolta la sua storia. “Ho conosciuto Francesco perchè cercavo un addestratore che mi aiutasse con un set in cui doveva comparire un piccione e sono stato colpito dalla sua storia. L’idea da cui ero partito era quella di raccontare il punto di vista dell’animale ma era un’idea molto difficile da attuare. Così mi sono concentrato sul personaggio di Francesco, mi ha accolto nella sua casa e ha scelto di raccontarsi a partire dal suo misterioso legame con i piccioni. Un rapporto ambivalente, per lui sono motivo di orgoglio nel momento in cui vincono ma sono anche il simbolo di una tradizione di famiglia. Al tempo stesso c’è in lui la consapevolezza delle leggi che governano il regno animale”. E ammette “Sono sempre stato dalla parte dei piccioni ma non volevo che il mio punto di vista trasparisse nel film”. Spiega di amare il genere del documentario “perchè mi piace l’idea di non avere tutto sotto controllo e di confrontarmi con uomini e donne che sono lontane dal mondo del cinema”. Una riflessione sul rapporto tra uomo e animale, sull’impatto degli uomini sulla vita degli animali, sul complesso rapporto tra libertà e appartenenza a un luogo che trova il suo momento culminante nelle immagini del volo dei piccioni, in cui emerge con forza l’idea di natura che nessuno può controllare



