Di Nunzio Esposito
A trent’anni dalla morte di Emil Cioran, uno dei pensatori più radicali e singolari del Novecento europeo, il Brasile ospiterà un Convegno Internazionale a lui dedicato. L’evento, che si terrà dal 17 al 21 giugno in diretta su YouTube (Portal Brasil Cioran), vedrà la partecipazione di studiosi provenienti da diverse nazioni e con lingue diverse. A concludere l’evento sabato 21 giugno ore 18:00 italiane, ci sarà a rappresentare l’Italia Vincenzo Fiore, fra i massimi conoscitori mondiali del filosofo romeno e curatore del volume Il Nulla per tutti. Lettere ai contemporanei (Mimesis, 2024), una raccolta epistolare che svela la dimensione più intima e contraddittoria del pensiero cioraniano.
L’apoteosi del Nulla: l’eredità spirituale di Cioran
Emil Cioran (1911–1995), nato a Rășinari, in Romania, e naturalizzato francese, ha segnato la filosofia del XX secolo con uno stile inconfondibile: aforismatico, folgorante, tagliente. I suoi scritti – Sommario di decomposizione, La tentazione di esistere, Il funesto demiurgo – sono esercizi di disincanto, in cui il pensiero si fa carne del dubbio, voce di una coscienza assediata dalla consapevolezza dell’inconsistenza dell’essere.
Nel suo approccio filosofico, Cioran si sottrae tanto alla sistematicità accademica quanto alle ideologie redentive. È uno scettico radicale, un “Privatdenker”, come si definiva, un pensatore che ha trasformato la negazione in disciplina esistenziale. L’uomo, per Cioran, è “una ferita che pensa”; la storia, una sequela di errori ben raccontati; Dio, un’ipotesi che l’uomo moderno evoca con nostalgia o rancore.
Il pensatore che amava le contraddizioni
Attraverso le sue lettere, come evidenziato da Vincenzo Fiore nel suo saggio introduttivo Un manuale per poveri diavoli, emerge un Cioran ancora più complesso. Egli stesso suggeriva che «l’opera è perlopiù una maschera», mentre la verità dell’autore si rivela nella corrispondenza – nella fragilità, nella confessione, nell’oscillazione tra disperazione e ironia. Cioran non si sottrae mai al cortocircuito tra pensiero e vissuto: «le contraddizioni rappresentano una vergognosa necessità», scrive, rivelando l’impossibilità di conformare vita e pensiero.
Il suo nichilismo non è mai sterile: è una forma di resistenza, un atto di dignità contro l’ottimismo volgare della civiltà occidentale. Se l’utopia è una bestemmia del presente, il Nulla diventa un rifugio metafisico, una forma suprema di lucidità. Il pensiero utopico, a suo avviso, ha sostituito la speranza escatologica con una fede ingenua nel progresso. «La mia posizione sarebbe piuttosto quella di un umanista inconsolabile», scrive in una lettera alla Fondazione Bollingen.
L’Italia e il pensiero cioraniano
La presenza italiana al convegno sarà affidata a Vincenzo Fiore, curatore di una delle opere più significative sul pensiero epistolare di Cioran. Il volume Il Nulla per tutti raccoglie decine di lettere, molte delle quali inedite, scritte a interlocutori d’eccezione: da Samuel Beckett a Paul Celan, da Susan Sontag a Carl Schmitt. In queste pagine si intrecciano lo stile lirico e la disperazione metafisica, l’ironia e il disincanto. Come annota Fiore, “un libro è un accidente, l’epistola un evento. Da qui la sua sovranità”.
Fiore ha avuto il merito non solo di tradurre e ordinare la corrispondenza, ma di delineare un profilo esistenziale del filosofo, restituendo Cioran alla sua dimensione più umana e vertiginosa. Al convegno, il suo intervento si concentrerà proprio sul rapporto tra lettera e pensiero, sulla tensione irresolubile fra l’abisso del nulla e il bisogno di parola.
Una filosofia che parla ancora al nostro tempo
Trent’anni dopo la sua morte, Emil Cioran resta un pensatore inattuale e urgente, capace di parlare all’uomo contemporaneo con una voce che taglia il velo delle illusioni. In un’epoca segnata dal ritorno delle ideologie, dalla retorica della crescita e della performance, il suo richiamo al silenzio, alla rinuncia, all’inoperosità risuona come un invito alla rivolta interiore.
Il convegno in Brasile rappresenta un momento di alta riflessione internazionale, non solo sul lascito di un autore, ma su ciò che la filosofia può ancora essere: non dottrina, ma esperienza del limite. In questa luce, il Nulla cioraniano non è soltanto una negazione, ma una postura etica, una veglia sull’essere, un esercizio di disillusione attiva.
E proprio per questo, ancora così necessario.