Gerardo Di Martino
Ovviamente costituiscono il primo grado di educazione, le fondamenta su cui costruire il resto. Ma quali? Le loro, ossia quelle della società che li aspetta? O le nostre, quelle di una società che fra dieci o quindici anni non sarà superata, bensì ribaltata?
Perché questo è il punto.
Genitori, filosofi e studiosi, tutti uniti nella reprimenda: ai nostri tempi non era così; sbagliamo con i dispositivi elettronici e con i computer, con le lingue, i comportamenti ed il tempo libero. Padri e madri non saprebbero più svolgere quella funzione fondamentale che, in uno a maestri e maestre, per secoli, ha formato le generazioni successive.
E spinti da filosofi e letterati, sono i genitori a piegare la schiena ad una idea di società che, guardate, non esisterà più.
Questa è la vera questione: il loro mondo, quello dei nostri bambini, non sarà il nostro. Bisogna farsene una ragione. Non sarà come quello dei nonni.
Il motivo è veramente sotto gli occhi di tutti.
Oggi, a differenza di trenta anni fa, la società ed il mondo progredisce con velocità mai conosciute prima: corrente elettrica, microchip, internet e social, sono, e saranno, devastanti in termini di costruzione delle nuove Comunità.
Una nuova mega rivoluzione, dopo quella industriale e l’altra scientifica, a cui noi abbiamo e continuiamo a contribuire.
Vogliamo partire da questo, dunque? O riteniamo che le regole, il diritto, la giustizia e la stessa società saranno le medesime, con qualche virgola diversa, tra quindici o venti anni, come è sempre accaduto per decenni?
Non è possibile giudicare, se migliore o peggiore, guardando alla nostra. È inutile che continuiamo a percorrere questo vicolo cieco, comparando ciò che è diverso.
Piuttosto, la questione è molto più seria di quello che siamo in grado di proporre: a prescinder dai filosofi e dagli studiosi – che guardano con impenitenza al passato – riusciremo noi genitori a scrutare nel futuro per prevederlo e comprendere quali saranno le regole ed il bagaglio che veramente serviranno ai nostri bambini, dopo aver acciuffato, senza remore, le modalità che connotano i nuovi salti generazionali?
Bah! Ma mai dire mai.