Si è conclusa davanti ai magistrati della III Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli la fase delle discussioni difensive nel processo di secondo grado a carico dei presunti membri del cosiddetto “Nuovo Clan Partenio”. Tra gli imputati figura Nicola Galdieri, ritenuto uno dei capi numero due dell’organizzazione criminale, già condannato in primo grado dal Tribunale collegiale di Avellino insieme al boss Pasquale e altri componenti del sodalizio. La sentenza d’appello è attesa per il prossimo 17 giugno.
I penalisti ti Claudio Davino e Gaetano Aufiero – legali di fiducia di Galdieri – hanno sollevato questioni di diritto legate alla mancata revoca di precedenti archiviazioni, contestando l’impianto accusatorio costruito su episodi di e sulle turbative d’asta. In particolare, la difesa ha definito Galdieri un “usuraio fantasma” e un “usuraio ex machina”, alludendo all’assenza di elementi diretti a suo carico. inoltre i difensori hanno criticato la presunta sovrapposizione tra il Nuovo Clan Partenio e un gruppo ritenuto autonomo nella gestione delle aste pubbliche.
Le accuse contestate a Galdieri risalirebbero al novembre 2018. Nel corso del processo di primo grado, durato tre anni e sei mesi, il Tribunale di Avellino aveva ritenuto provata l’esistenza del clan e la responsabilità degli imputati. In appello, la difesa ha invece sostenuto l’inesistenza del Nuovo Clan Partenio, puntando a un ribaltamento del verdetto.
Quasi trecento anni di carcere e nessuna assoluzione per i 21 imputati nel processo di primo grado al cosiddetto Nuovo clan Partenio, sodalizio operante ad Avellino e hinterland sgominato il 14 ottobre del 2019 nell’operazione denominata “Partenio 2.0”.La sentenza emessa dopo cinque ore di Camera di consiglio dal collegio presieduto da Giampiero Scarlato, giudici a latere Giulio Argenio e Lorenzo Corona, riforma al ribasso le pene richieste dai pubblici ministeri, Simona Rossi e John Woodcock della Dda di Napoli, che avevano chiesto complessivamente 400 anni di carcere per gli imputati.Il processo, partito il 6 ottobre del 2020 nell’aula bunker del carcere napoletano di Poggioreale, dopo 68 udienze era stato trasferito ad Avellino nell’aula della Corte d’Assise del tribunale irpino.