Un incontro di notevole spessore umano e culturale ha avuto luogo il pomeriggio del 29 aprile presso l’Abbazia di Loreto. A parlarne Imma Gaeta, curatrice del diario” Oltre Il Deserto”, Gaetana Aufiero per una veloce sintesi storica, il direttore delle biblioteche di Montevergine e Cava, don Carmine Allegretti, che ha portato alla sala i saluti dell’Abate Don Riccardo Luca Guariglia, il dottore Emanuele Mollica moderatore. In uno spazio suggestivo per affreschi, foto e spartiti musicali, Imma Gaeta ha presentato le pagine del diario di suo padre, scritto negli anni ‘40 –‘ 41, durante la campana di guerra in Africa Settentrionale, le uniche pagine salvate dalla distruzione della guerra e conservate dai suoi figli. Un vero e proprio documento storico che racconta in diretta la vita di giovani volontari catapultati dal regime fascista in Libia per combattere senza una adeguata copertura militare e logistica quella guerra parallela che Mussolini aveva dichiarato per non essere da meno del terzo Reich, suo alleato, nella realizzazione di un Nuovo Ordine, la Germania in Europa, l’Italia sul Mediterraneo. Quel breve e succinto diario è un documento severo che testimonia il dramma di tanti giovani mandati al massacro, condannati, se sopravvissuti, al silenzio, al quale solo ora coloro che lo hanno amato hanno posto fine.
“Oltre il deserto” si rivela per questo non solo la narrazione di una vicenda privata, ma anche una preziosa fonte documentaria di una guerra di conquista coloniale di cui a lungo si è voluto sapere troppo poco. A raccontare con sobrietà e sintesi, quasi a riempire, con la scrittura e la lettura oltre che con la fede il vuoto della sua vita al fronte, è un ragazzo irpino di 19 anni Domenico Gaeta, (Nato a Contrada il 4 agosto del 1919) che, terminati gli studi liceali in seminario a Salerno, non accetta di iniziare il percorso verso il sacerdozio, come vorrebbe suo padre. Un rifiuto di cui si pentirà quando non gli sarà più possibile tornare indietro. Arruolatosi infatti nell’esercito italiano, è destinato ad esercitare il suo ruolo di artigliere sul fronte libico. Una scelta naturale quella di arruolarsi in quegli anni per lui come per tanti giovani conquistati ed affascinati dall’idea di una guerra in difesa della patria. Un fascino, inculcato in loro attraverso un capillare processo educativo sia dai programmi della scuola elementare che con i giornali per bambini, come il Balilla, il Vittorioso, l’Avventuroso, Topolino sino alle illustrazioni dei libri di scuola e dei quaderni: un processo di affabulazione capace di colpire le menti ed il cuore. Un fascino che rivela il suo volto ingannevole nei continui spostamenti del corpo del nostro soldato, pur ferito e febbricitante, nella Cirenaica contrattaccata dalle truppe inglesi che si muovono con autocarri e camionette a leggera blindatura, imperforabili dal nostro proiettile calibro 6. Sono anche dotate di mitragliatrici che perforano l’acciaio dei nostri carri armati come se nulla fosse, come leggiamo nei documenti del nostro Stato Maggiore.
Perse Bardia, poi Tobruk, perse metà delle truppe presenti in Africa settentrionale, è chiara ed evidente a tutti la sconfitta, la si legge negli occhi e nei silenzi dei soldati e dei comandanti che continuano la loro guerra letteralmente” insabbiandosi” nel deserto. Le cose sembrano migliorare con l’arrivo di Rommel e di nuove truppe e carri armati tedeschi fin quando il 31 agosto del 1941 Domenico Gaeta, si imbarca sull’Oceania per tornare in Italia. Nel cielo aerei minacciosi in volo, in lui una sola domanda “Arriverò in Italia?” Ma questa è un’altra storia.