“Ho scelto una direzione ostinata e contraria. Un disco di sole ballad, registrate senza editing, alla vecchia maniera, restituendo centralità agli strumenti. Una scommessa lanciata insieme al sound designer Taketo Goahara, che ha firmato i dischi di Capossela e Brunori”. Spiega così Antonio Pignatiello nel corso del confronto alla Casina del Principe il suo ultimo disco “Se ci credi”. “Ero arrivato – racconta – ad un punto fermo dopo la perdita di uno dei più stretti collaboratori. Poi l’incontro con Taketo. Mi ha chiesto trenta canzoni, suggerendomi di guardarmi dentro. Ed è quello che ho fatto, provando ad ascoltarmi. Dopo un mese ero arrivato a quota 45 brani”. Pignatiello è un fiume in piena “L’altra scommessa è stata quella di puntare su un linguaggio meno letterario, molto più immediato e semplice. Ma il rischio dietro l’angolo era quello di diventare banale. Abbiamo scelto un unico filo conduttore, il tempo”. Il sogno americano c’è sempre, nei video, nelle immagini. “E’ fortemente parte del mio immaginario – spiega – Sono cresciuto leggendo Fante e Bukowsky, o ascoltando Bruce Springsteen e Tom Waits. Fa parte di me come fa parte di me questa terra. Le prime esperienze con rock band nascono qui ed entrano in tutto ciò che faccio. Che lo voglia o meno anche l’Irpinia entra in questo disco. In ‘Se ci credi’ abbiamo provato a raccontare gli Stati Uniti dal punto di vista della gente comune, fotografata a lavoro, al parco, nella vita di ogni giorno. E’ stata una nostra risposta ai muri di cui Trump parlava e continua a parlare”. Dal sogno americano alla precarietà che entra con forza nel disco “E’ un’esperienza comune a tanti della nostra generazione, non solo musicisti. Tanti di noi hanno dovuto lasciare questa terra per realizzare i propri sogni e diventa sempre più difficile tornare. Ma non rinuncio alla speranza. E’, in fondo, il senso di una canzone come ‘Se ci credi'”. Dall’omaggio a Tabucchi in “Si sta facendo tardi” alla dedica a Nanda Pivano in “Luna di Mezzanotte” la letteratura entra con forza nelle sue canzoni, malgrado la semplicità dei testi, esaltati dalla voce calda di Antonio. Ma l’incontro – ad intervistare Pignatiello le giornaliste Maria Fioretti e Floriana Guerriero – è anche l’occasione una riflessione sulla musica oggi “L’immagine oggi finisce per prevalere sulla musica, si fanno compromessi pur di raggiungere certi traguardi. E’ un mondo che non mi appartiene. Sto bene così, mi piace fare musica, certo la affianco ad altre strade ma al momento va bene così. Gli artisti che ascolto sono quelli che fanno una musica senza tempo. Pensi che appartiene all’oggi e apparterrà anche al domani”. Fino ad “Acoustic session in the wood” il nuovo progetto del cantautore irpino Antonio Pignatiello. In uscita tre brani live, completamente acustici, accompagnati da altrettanti video girati da Fabrizio Pizzulo nella riserva naturale Contrafforte Pliocenico di Sasso Marconi (Bologna). “E’ importante – spiega – in tempi in cui l’emergenza climatica non può essere ignorata riscoprire il rapporto con la natura. Ho provato a farlo anche in un video come quello di “E’quasi domenica”, girato sul Gran Sasso. Di qui l’idea di suonare in luoghi che mi facessero stare bene”.
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