Una vera festa del cinema che chiama a raccolta la città a caratterizzare la seconda serata del premio Scola, nella cornice dell’Eliseo, finalmente restituito alla comunità. Un evento, salutato da un bagno di folla, promosso dal Comune di Avellino, cofinanziato dallo Stato italiano e dalla Regione Campania nell’ambito del Poc Campania 2014/2020, diretto dal regista Giovanni Veronesi. Tanti i curiosi e gli appassionati che hanno affollato le sale dell’Eliseo, per riappropriarsi di un luogo a cui sono legati ricordi ed emozioni di intere vite. Dopo la consegna delle targhe “Amici di Scola” a Franco Angeli, Giovanna Ralli, Edoardo Leo e Francesca D’Aloja, ieri è stata la volta dei riconoscimenti al regista Paolo Virzì, all’attrice Margherita Buy e all’attore Antonio Albanese. Ospite d’eccezione della serata Walter Veltroni. E’ Albanese il primo ad arrivare in sala e a ricordare il debito di riconoscenza nei confronti di Scola “Il mio è stato un rapporto di grande amore, Scola è stato un grande regista, ha raccontato l’umanità, i cambiamenti, anticipava sempre tutti noi, ci sorprendeva sempre. Per me è stato un appuntamento fisso per due mesi. Ho studiato all’Accademia Paolo Grassi Milano e un regista ci ha fatto studiare per due mesi ‘Una giornata particolare’, dalla recitazione alle pause. Poi, ho avuto il grande onore di conoscerlo nel 2000, è venuto a vedermi in teatro e poi al festival di Torino, dove ero in giuria. Quando mi hanno telefonato per invitarmi a questo premio, non potevo credere che fosse la prima edizione. E’ stato un uomo che ha nobilitato il cinema, con commedie senza tempo, sembrano scritte ieri. Voi che siete suoi compaesani dovete essere orgogliosi di quest’uomo meraviglioso”. E sulla crisi che oggi viviamo “E’ un momento di grande confusione. Dobbiamo ripartire dai fondamentali e ritornare a riflettere, abbiamo bisogno di più silenzi, dobbiamo ricominciare da una pagina bianca, cercando di farci influenzare il meno possibile. Se fosse vivo, ci inviterebbe alla calma, a non avere fretta di agire”. E’ quindi Virzì a raccontare il suo legame con Ettore Scola, a partire dall’apprendistato cinematografico sul set di ‘La famiglia’: “Avevo 22 anni quando mi sono affacciato negli uffici della Mas Film, Ettore e Furio Scalpelli stavano scrivendo ‘La famiglia’ e io raccattavo i loro appunti per portarli in copisteria”. “E’ stato un maestro – sottolinea con forza – faceva parte di un gruppo da cui mi sono sentito adottato, quando sono arrivato a Roma, mi piaceva tutto di lui, come si vestiva, il dopobarba che usava, come si accostava a questo lavoro. Mi dispiace persino parlarne al passato. Per me è come una presenza perenne, non ci sono le telefonate o le cene da Otello, ma c’è un lascito, legato a storie e personaggi immortali, battute che rimarranno per sempre. Quella grazia ironica, sapiente, umana, con una simpatia sociale per i subalterni è un insegnamento che mi porto dietro. Da un lato tiro un sospiro di sollievo all’idea che non possa vedere le brutture di oggi, che gli avrebbero causato dolore, ma al tempo stesso mi chiedo cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto in un momento come questo. Ettore come Furio Scalpelli, Francesco Rosi, erano amici che coniugavano la passione per il cinema e il grande amore per il paese”. E sulla riapertura di una struttura come l’Eliseo dopo trent’anni “E’ importante che si riaprano le sale cinematografiche, c’è oggi una tendenza diffusa che tende a privilegiare i multiplex nelle periferie, mentre è importante riaccendere le luci del cinema nei nostri centri. Intorno a luoghi come questi nascono comunità, passioni, divertimento”. Non ha dubbi Virzì “La cultura è reddito e passione di vivere e ci aiuta persino a cambiare il mondo” A fare da padroni di casa il sindaco Gianluca Festa, visibilmente emozionato e il direttore artistico Giovanni Veronesi. Presente in sala anche Silvia Scola, figlia del regista. Applauditissima anche Margherita Buy che spiega: “Ho sempre sperato che mi chiamasse a lavorare con lui ma non è successo. Poi, ho avuto modo di incontrarlo nel ritirare un premio a Bari. Ho percepito un uomo affascinante, un tombeur de femme, bastava una parola per cascare ai suoi piedi. E’ stato un regista grandissimo, al servizio della storia, dei personaggi e degli attori. Sono contenta che riapra questo cinema, può essere l’inizio di una controtendenza”. “Ci volevamo bene, era una delle persone a cui ero più legato – ricorda Veltroni – sono contento che lo si ricordi qui, nella sua terra e che lo ricordino degli amici venuti qui da lontano, per affetto nei confronti di una persona come Ettore che era un regista e un essere umano straordinario”. E sulla rinascita dell’Eliseo: “L’apertura dei luoghi di cultura è un modo per ricostruire quella comunità che i social hanno giustiziato. Quando chiude una libreria o un cinema è come se si spegnessero le città. E’ giusto ovunque riaprire spazi come questi, a patto che ci sia un progetto di gestione. Tenere chiusa una struttura del genere per 30 anni è uno spreco. Riaprirla è una scommessa, perchè torni a vivere e diventi teatro di iniziative che coinvolgano giovani e appassionati”. E tra le testimonianze non mancano momenti di comicità con le imitazioni di Dario Ballantini.
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