di Ranieri Popoli
Il 31 gennaio scorso a Tufo, in una cornice di interessante partecipazione di pubblico, è stato presentato in anteprima provinciale, il libro di Andrea De Simone e Tonino Scala “Il giovane Enrico”, Edizioni “Infiniti Mondi”, un racconto storico dedicato al periodo di formazione dell’amato leader comunista italiano collocato tra la sua adesione al partito e la svolta di Salerno quando, nella primavera del terribile 1944, fu conosciuto da Togliatti e incaricato di svolgere il suo primo importante ruolo di dirigente.
Un testo che declina in chiave narrativa un contesto storico-politico di estreme interesse nel quale matura l’alba della nuova Repubblica italiana dopo il disastroso e brutale ventennio fascista nel quale prende forma l’impegno politico e sociale di nuove generazioni che contribuiscono a costruire il nuovo sistema democratico del Paese.
Il racconto si inserisce, quindi, in un contesto reale e riesce a trasmettere, attraverso una scrittura scorrevole e figurativa, l’atmosfera nella quale inizia a muoversi la militanza di Enrico Berlinguer, le sue prime lotte contro il caro vita e l’esperienza del carcere, contestualizzata dalla minuziosa descrizione dei paesaggi, dei luoghi e dei profili umani protagonisti della vicenda storica.
Le presentazioni del libro si stanno svolgendo in tutta Italia e dovunque si registra una grande e attenta partecipazione da parte di un pubblico composito sia dal punto di vista delle tendenze culturali che generazionali, il che conferma come anche a quarant’ anni dalla scomparsa si conservi una diffusa attenzione rispetto alla vicenda umana e politica dello stimato Segretario del P.C.I..
In un momento molto inquieto e delicato per la vita del Paese e del mondo intero fa riflettere un simile riscontro il quale di riflesso ci pone delle domande sul perché del persistere di una simile attenzione, nonostante tirino ancora forte i venti del populismo reazionario e dell’antipolitica che stanno sempre più convergendo, in una probabile nuova fase storica caratterizzata dal superamento delle istituzioni tradizionali e della democrazia organizzata.
Molto si spiega con il riconoscimento unanime del suo profilo morale e della sua coerenza ideale ma non è solo questo che motiva una sua riscoperta. C’è qualcosa che ha a che vedere con il ripensamento e la riattualizzazione delle sue idee, dei suoi pensieri lunghi che nell’immaginario collettivo iniziano a colmare i vuoti di questo mondo costruito sulle macerie del crollo del Muro di Berlino che sta sempre più angosciando l’Umanità per la sua incontestabile deriva esistenziale, dove si sta affermando il pensiero unico dello sfruttamento antropico e della natura, profilando anche preoccupanti echi di guerra.
Ripensare, oggi, Berlinguer, non è un mero esercizio di revaival ideologico o un richiamo di natura nostalgica ma un bisogno di individuare nuove strade di salvezza e di recupero di valori fondamentali come quelli della democrazia come valore universale, della partecipazione, del bene comune o della coscienza del limite.
Aiuta in tal senso la riscoperta della mitezza della coerenza di uno straordinario leader politico che pur tra prevedibili limiti e difficoltà intuì la necessità di salvare il nostro Paese, prima che sprofondasse nel gorgo della cosiddetta “Repubblica dei partiti” , sfidando i due sistemi di controllo planetari dell’epoca e cercando una necessaria unità nazionale, in particolare attraverso il difficile confronto con il principale partito italiano da trent’anni al potere.
Idee e progetti, non tattiche per strategie politiche e contingenze elettorali, che si fondavano su vedute di ampio respiro per delineare una società e uno Stato capace di pensare socialmente, dove la ricerca dell’ uguaglianza era perseguita in un contesto di coinvolgimento popolare attraverso istituzioni che prima di garantire poteri dovevano assicurare rappresentanza e risoluzione reale dei bisogni dei cittadini.
“Il giovane Berlinguer” tra le righe tralascia proprio queste indicazioni e ci parla di una stagione di sentimenti e valori che necessariamente occorre rivalutare per riequilibrare questa distorta democrazia a trazione monocratica che rischia di annullare la sua nobile origine per essere sostituita da un nuovo e inquietante “Ancien Régime” .