Un programma da oltre 150 milioni è l’agenda minima della sindaca Laura Nargi per governare la città a tempo, il tempo necessario. Nargi fa un appello alla responsabilità e sigilla una cesura netta col passato: niente più festiani tra i piedi. Ora – dice – si può governare senza distinzione di partito, o meglio la sindaca tira in ballo proprio i partiti, i consiglieri responsabili, i vertici regionali. A tutti chiede aiuto per governare whatever it takes.
Nargi non si dimette, non ci pensa neppure. Lo dice in conferenza stampa a due giorni dalla seduta di consiglio comunale che ha bocciato il bilancio consuntivo.
La sindaca conserva quattro assessori, tre li ha nominati da poco: le new entry Simona Accomando (Personale – Contenzioso – Trasparenza), Assuntina Iannaccone (Transizione Ecologica ed Energetica) e Antonio Vecchione – Comunicazione e Marketing – Cultura; e poi c’è Alessandro Scaletti (Bilancio e Finanze – Tributi – Partecipate), superstite della prima giunta tecnica. Rimane in carica il vice sindaco Alberto Bilotta (Attività produttive e del commercio – Innovazione Tecnologica – Transizione digitale), nominato numero due dell’amministrazione nell’ultimo consiglio.
Nargi in conferenza stampa spiega che non ha aperto il mercato delle vacche, che non è una affare di poltrone.
Comunque ci sono quattro caselle libere in giunta: un patto per la città si può fare col Pd e con Fi, un patto con chi ci sta nel segno idolatrico di un programma super finanziato.
Queste le condizioni della sindaca.
Nargi chiama a dare una mano i responsabili, i consiglieri che mancano per confezionare una nuova maggioranza. Sul consuntivo la conta si è chiusa 18 a 13 per l’opposizione. Assenti due festiani.
A votare contro i gruppi di Davvero, W la Libertà e l’opposizione: il Pd, il M5s, Per Avellino, Patto civico.
A favore: Siamo Avellino, Coraggiosi, Forza Italia, Moderati e Riformisti.
Dopo l’appello di Nargi ora tocca di nuovo al Pd.
Il Pd valuterà e deciderà se accettare la proposta della sindaca. Se è possibile dire sì senza sconfinare il Campo largo, senza tradire l’alleanza progressista, con o senza la benedizione della segretaria nazionale Elly Schlein.
Per il bene della città.
Intanto da Napoli il governatore Vincenzo De Luca sembra non porre veti ad una amministrazione cittadina bipartisan per Avellino.
Il Pd irpino – lunedì è previsto un incontro a via Tagliamento tra i consiglieri dem e gli ex candidati non eletti – dovrà allora spiegare bene perché il governo di salute pubblica è salutare per la città, dovrà provare a legittimare l’alleanza ponendo delle condizioni e avanzando delle proposte.
Il patto con Nargi sarà forse politicamente comprensibile agli elettori di centrosinistra grazie ad una ben accordata tiritera che spieghi perché una maggioranza composta da un pezzo di ex maggioranza Festa-Nargi senza Festa e da un pezzo di opposizione che sostengono una giunta di scopo messa insieme con l’obiettivo del disbrigo di faccende amministrative urgentissime, per una azione politica corale per spendere oltre 150 milioni siano l’unico modo dignitoso per governare Avellino.
La risposta del Pd non può far sorridere, una exit strategy elettoralistica sarebbe una malaexit per la città e per il partito. Il simbolo dem non può diventare una bandierina mondana.