Sabato 28 giugno, alle 9, nell’80esimo della Liberazione, il Comune di Montella e l’Anpi rendono omaggio al caduto partigiano “Valentino” Pietro Gambone, con l’inaugurazione di una targa e del QR code commemorativi. il Il 29enne Pietro Gambone, fucilato in provincia di Imperia dai nazifascisti nella primavera del 1945, rappresenta un simbolo dei valori dell’antifascismo. Una iniziativa frutto della collaborazione tra ANPI di Avellino e Archivio Storico Benedetto Petrone-APS e il patrocinio dell’amministrazione Comunale di Montella. Seguirà alle ore 11 incontro/dibattito moderato da Gerardo Varallo (pres Forum giovani Montella) , con intervento di Rizieri Buonopane (sindaco e pres. Provincia Avellino), del vice-sindaco Anna dello Buono, di Giovanni Capobianco (pres. ANPI Avellino), di Antonio Camuso (pres. Archivio Storico Benedetto Petrone-APS), del prof Annibale Cogliano, autore del libro “Partigiani e rivoltosi irpini”.
“La storia partigiana di Pietro Gambone, montellese – si legge nel volume di Cogliano – si svolge nella Liguria, dove le formazioni partigiane sono forti e numerose, e contendono aspramente ai tedeschi il controllo del territorio, vitale per favorire o impedire lo sbarco degli Alleati. La Liguria è altresì la regione in cui si costituiscono le effimere ed esemplari Repubbliche partigiane di Pigna e Triora. Ed è proprio in quest’ultima località che Gambone, dopo 18 mesi di scontri sanguinosi, di vittorie e ritirate, è fucilato insieme ad altri partigiani, nel marzo del 1945, per non aver voluto rivelare il nome di altri compagni. Catturato per la delazione di spie e collaborazionisti, è sopravvissuto fra le montagne con altri compagni di dolore, grazie ai contadini e pastori, «che lo hanno accolto come figlio – spiega Antonio Camuso – una lezione di umanità, la Resistenza senza armi, quella che le popolazioni rurali hanno svolto, nascondendo, sfamando partigiani e prigionieri alleati in fuga. Senza questa Resistenza senz’armi, l’Altra, quella con il fucile in pugno non avrebbe potuto vivere, crescere e vincere. [… Sono loro] a dare l’ultimo saluto, a vegliare la sua salma, in lacrime e recitare una preghiera, dandogli un’umana sepoltura».