Come è stato l’impatto in qualità di nuovo Dirigente Scolastico Provinciale di Avellino?
Il riscontro è risultato straordinariamente favorevole e coinvolgente. Fin dall’inizio, ho dedicato con impegno le mie energie per instaurare una solida connessione con l’intero corpo docente e con gli altri stakeholders coinvolti. La calorosa accoglienza e la partecipazione attiva della comunità educativa hanno amplificato in maniera considerevole l’impatto iniziale, fornendomi una base robusta per il progressivo sviluppo e l’incremento della qualità del sistema educativo provinciale. Nutro un entusiasmo palpabile nel continuare ad operare con zelo, per promuovere l’eccellenza nell’istruzione, sia ad Avellino che nell’intera provincia.
Quale è stata la sua prima sede come docente e poi come dirigente?
In veste di docente neoinserita nel ruolo, il mio primo insediamento è stato a Nusco. Successivamente, ho progressivamente ampliato il mio raggio d’azione verso Avellino, culminando nel 2011 con la partecipazione e il superamento del concorso per il ruolo di Dirigente Scolastico. Da quel momento, ho intrapreso con successo la mia carriera dirigenziale. Il mio primo incarico in questa nuova veste è stato presso l’Istituto Comprensivo Don Milani di Manocalzati (AV), un’esperienza formativa che ha plasmato profondamente il mio approccio a questo ruolo, arricchendomi di un expertise e un repertorio di competenze vastissimo. Questa esperienza ha rappresentato un capitale professionale significativo che ho trasportato con me nelle successive tappe della mia carriera lavorativa.
La sua esperienza professionale svolta presso il Miur a Roma quanto ha inciso su di lei?
L’immersione nell’ambiente romano ha profondamente influenzato la mia esistenza, richiedendo un impegno totale da parte mia. La gestione di questa esperienza è stata estremamente impegnativa sul fronte dell’organizzazione della mia vita personale e familiare, comportando numerosi sacrifici nel distanziarmi dalla mia famiglia durante l’intera settimana trascorsa a Roma. Tuttavia ha rappresentato un’opportunità straordinariamente formativa, permettendomi di interagire con individui altamente qualificati, tra cui i dirigenti amministrativi che sostengono l’operato del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Questi luminari hanno generosamente condiviso con me un vasto bagaglio di competenze, facilitando un proficuo scambio di idee, condivisione di approcci e l’assimilazione di metodologie di lavoro differenti da quelle precedentemente caratterizzanti la mia attività.
Come vede i giovani di oggi, alla luce del caso Cecchettin?
Avverto profondamente la responsabilità di ciò che è accaduto, in qualità di madre di tre giovani e di educatrice. Mi immergo nel dolore della famiglia, affrontando una tragedia immane che ha colpito la nostra nazione. I sentimenti che ho sperimentato sono molteplici e, tuttora, mi trovo immersa in riflessioni, autocritica e sentimenti talvolta antitetici. Nel tentativo di comprendere le responsabilità, non riesco a sollevare la mia coscienza, ma cerco di trarre insegnamenti da queste tragiche esperienze per delineare una cornice valoriale educativa e culturale che possa guidare i nostri giovani.
Riconosco che la scuola, insieme alla famiglia, costituisce il fondamento di una società. Non condivido chi ritiene che la scuola faccia già abbastanza; essa può fare di più e in modo diverso. Come educatori, dobbiamo sviluppare un approccio diverso. La scuola ha il compito istituzionale di istruire, educare, formare e orientare le persone verso la vita, un mandato ambizioso. Oggi, il compito della scuola è educare non solo gli studenti, ma anche le famiglie, sensibilizzarle. Nel mio ruolo di Dirigente, ho sempre organizzato convegni, tavole rotonde ed eventi scolastici di inclusione, coinvolgendo i genitori per contribuire alla formazione e alla sensibilizzazione. Gli studenti portano con sé il loro vissuto, anche quello familiare, e la scuola deve farsi carico di questo bagaglio esperienziale esterno. La formazione e l’attenzione alla sensibilità dei genitori sono fondamentali, poiché gli studenti sono un unicum di cuore, mente e corpo. La scuola deve andare oltre l’istruzione e l’erudizione, educando nel senso più profondo del termine, tirando fuori il massimo potenziale di ciascun alunno, per prepararlo alla vita.
Ritengo che la scuola debba riflettere su come compiere le molte attività in un modo diverso, immergendosi nell’universo emotivo degli studenti. Prima di istruire, cerchiamo di connetterci alle loro motivazioni, di intercettare i loro bisogni spesso latenti, silenziosi ed inespressi, offrendo loro la nostra massima attenzione e disponibilità.
Nella scuola italiana ci sono docenti adeguatamente preparati all’altezza del compito che non è piu solo quello dell’ istruzione, ma anche quello di impalmare la vita emotiva degli alunni?
Il dibattito sulla formazione dei docenti riveste un’importanza cruciale, acquisendo strategicamente una leva, su cui ora più che mai convergere l’attenzione. L’esigenza di aggiornare, revisionare e adattare approcci, metodologie e strutture che costituiscono il patrimonio professionale dei docenti richiede una considerazione approfondita. Ciò che viene richiesto a ciascun docente, come delineato nel contratto collettivo nazionale di lavoro, sottolinea l’essenzialità delle competenze psicopedagogiche. La conoscenza della psicologia dell’età evolutiva e della pedagogia emerge come fondamentale nella formazione di un docente.
Il reclutamento assume un ruolo chiave; è imperativo selezionare docenti in grado di eccellere in cattedra. Una volta identificati i migliori, si pone l’accento sulla costante aggiornamento delle competenze. La necessità di riesaminare le proprie pratiche alla luce di segnali emergenti sottolinea l’importanza dell’adattamento flessibile ai mutamenti della società. Conferire un’enfasi accresciuta alle competenze dei docenti nell’ambito dell’educazione all’affettività diviene essenziale. Pur riconoscendo l’educazione all’emotività, alla legalità e alla cittadinanza attiva come intrinseche ad ogni lezione, si auspica un investimento economico significativo e uno sforzo considerevole, al fine di rendere strutturale e obbligatoria la formazione, anche in questa direzione, in conformità con la legge 107 del 2015.
L’ auspicio è che questa strada venga intrapresa, affinché la formazione dei docenti sia un processo immanente e costante nella propria professionalità, anziché essere un evento occasionale dettato da emergenze. Per valorizzare i fondi e le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati alle scuole, sono richieste buone intenzioni e competenze di ampio respiro.
Cosa dobbiamo aspettarci in Campania a proposito del dimensionamento scolastico?
Il dimensionamento scolastico nella regione Campania inevitabilmente conduce a una contrazione delle istituzioni educative autonome, sulle quali il nostro sistema di istruzione potrà contare in futuro. Pertanto, in osservanza dei parametri nazionali stabiliti, ci attendiamo inevitabili riduzioni nel numero delle istituzioni autonome, configurando un processo irreversibile. Questi sforzi di razionalizzazione sono stati intrapresi sia a livello politico regionale che successivamente dal Consiglio di Stato, attraverso un lungo processo di concertazione, al fine di sensibilizzare il governo centrale sull’importanza di preservare tali territori, i quali necessitano ancora di un’attenzione particolare e supplementare, anche alla luce dei disparati divari territoriali che caratterizzano le comunità campane. La proposta attualmente avanzata dal tavolo regionale si prefigge di rispettare l’attenzione, che auspichiamo per l’Irpinia, considerando la necessità di concentrare sforzi attentivi nelle aree a rischio di spopolamento.
Il Provveditore può incidere in questo tavolo regionale?
Con sollecitudine, ho ribadito l’urgente necessità che l’entità politica rivolga la massima attenzione ai nostri territori, poiché ciascuna provincia presenta le proprie complessità. L’Irpinia, in particolare, riveste un’importanza speciale per noi, in quanto è intrisa di straordinarie comunità. Affinché le giovani coppie non abbandonino tali regioni, è imperativo garantire la presenza di presidi essenziali come sanità e istruzione, dotandoli di sedi fisiche atte a ridurre significativamente i disagi derivanti dagli spostamenti.
Rosa Bianco e Fiore Carullo