Chi per motivi personali, chi assente senza una spiegazione, si potrebbe immaginare che hanno prevalso i distinguo politici. Significa che all’incontro di questa mattina nella sede della Regione, a Collina Liguorini, la maggior parte dei rappresentanti istituzionali del territorio non sono andati per una questione di appartenenza ad uno schieramento elettorale, per contrapposizione verso una parte politica, ovvero per non dar credito, risonanza, efficacia ad una iniziativa pensata dal presidente della commissione regionale aree interne, il 5stelle Michele Cammarano, dal vice presidente della stessa commissione, il consigliere regionale Livio Petitto, capogruppo regionale di Moderati e Riformisti, e dal consigliere regionale 5stelle, Vincenzo Ciampi. Assente infatti il centrosinistra, con qualche eccezione, cioè quel Pd che in Irpinia amministra molti comuni, che esprime la classe dirigente locale.
Non si sono visti, tra gli altri, i consiglieri regionali Maurizio Petracca, presidente della commissione regionale agricoltura e risorse comunitarie e statali per lo sviluppo, esponente di punta del Pd, ed Enzo Alaia, presidente della commissione regionale sanità, rappresentante di Italia Viva.
Qualcuno avrà l’influenza, qualche altro un semplice raffreddore. Qualche sindaco avrà pensato che non era il caso di partecipare ad un dibattito che poteva diventare l’occasione per denunciare una scarsa attenzione della Regione, del governatore Vincenzo De Luca, nei confronti dell’Irpinia.
E infatti se lo sviluppo delle zone interne non c’è, se i problemi aumentano, se lo spopolamento non si arresta, se manca l’acqua, se i trasporti non funzionano, se non ci sono servizi, infrastrutture, lavoro, allora qualche colpa De Luca e i suoi ce l’avranno pure. Perché i problemi delle aree interne sono ben noti e annosi, ma da troppo tempo senza soluzione.
La soluzione non può che essere politica in quanto richiede un impegno determinato, fattivo, efficace, lungimirante di tutta la classe dirigente, di sindaci e rappresentanti politici del territorio, che solo lavorando in sinergia, facendo rete, mettendo da parte i distinguo partitici e il campanile possono sperare di fare forza e concretezza ad un progetto di radicale cambiamento epocale del tessuto economico e sociale di un territorio potenzialmente ricco ma inspiegabilmente sempre povero.
Trovare una ragione per non essere tutti d’accordo sulla necessità di un impegno bipartisan per le aree interne è la prova che il gap di sviluppo è strutturale quanto politico. Purtroppo, le regionali però sono alle porte.