Umiliata, picchiata e minacciata: finisce l’incubo per una donna di Ariano irpino.Il Commissariato di Polizia di Ariano Irpino, in seguirìto ad un’a mirata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa mediante applicazione di braccialetto elettronico , emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un uomo, gravemente indiziato di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie.
Le indagini venivano avviate in seguito alla querela sporta dalla donna lo scorso 26 febbraio, in cui la vittima rappresentava il regime di vita vessatorio dal punto di vista fisico e soprattutto psicologico cui l’uomo la sottoponeva a partire dal 2009 ingiuriandola in più occasioni con espressioni quali “mi hai rovinato la vita, controllandole di notte il cellulare, lanciandole contro gli oggetti più disparati (telecomandi, vestiti, tazza del latte) tra cui un coltello, oltre che percuotendola anche con l’utilizzo di oggetti (in una occasione con l’utilizzo di una cintura), spingendola in un caso contro il muro di casa provocandole una lesione lacerocontusa che necessitava di dieci punti di sutura”.
In particolare la vittima rappresentava che, nonostante il marito fosse andato via di casa a fine gennaio 2024, il 25 febbraio scorso era entrato in casa in sua assenza prelevando degli oggetti e il 2 marzo scorso l’aveva inseguita ,mentre lei era in auto con un amico, facendo anche manovre azzardate e pericolose. Produceva, peraltro, due screenshot da cui emergeva il costante controllo dell’uomo su di lei e le domande alla stessa circa la relazione con un altro uomo. Rappresentava, inoltre, che per il bene della famiglia e delle figlie aveva sempre cercato di sopportare la situazione non sporgendo denuncia, ma che ormai aveva paura dello stesso che a tratti diceva di amarla ed a tratti di volerla morta.
Le dichiarazioni della persona offesa venivano riscontrare dalle dichiarazioni di una delle figlie della donna, nonché della madre, dell’amico e del vicino di casa della donna oltre che dai messaggi prodotti, da un referto medico acquisito e dagli accertamenti della polizia, effettuati tramite l’ acquisizione anche di immagini di videocamere di sorveglianza.