Difficile dire se il duello rusticano ingaggiato dalla maggioranza di governo con l’Ue continuerà a divampare oppure si risolverà nel compromesso auspicato da Draghi. Per intanto, è ancora in atto una specie di terza guerra mondiale contro tutti. Organismi internazionali. Agenzie tecniche europee. Enti italiani preposti al controllo dei conti pubblici.
Tramontata l’assurda idea del complotto sovranazionale, ritorna in versione moderna il “me ne frego!” di non beata memoria! Ha colpito anche il presidente dell’INPS. Accusato di aver rivelato che l’operazione “pensioni d’oro” farà risparmiare solo qualche milione. E aver ricordato un’altra verità scomoda. Cioè che l’enorme spesa pensionistica provocata dalle nuove norme e la diminuzione del numero di contribuenti, non compensate da pari ingressi, improbabili per la crisi, porterebbero a fortissimi squilibri nei conti previdenziali! Le polemiche sempre più roventi danno comunque la misura del clima che si va facendo strada nel nostro Paese. Lo fomentano le ali più dure della Lega e del M5S – pur tra le perplessità delle loro “colombe” – lisciando il pelo a un’opinione pubblica disposta a credere a ogni sciocchezza. A confondere tra caste ed élite. E a prendersela perciò con quanti hanno preparazione e competenze. Oppure devono, per legge, esprimere pareri sulla manovra di governo. E per questo sono stati fatti oggetto di scomposte accuse. La Banca d’Italia, di intromissione. La Corte dei Conti, di rilievi infondati. E il neutrale “Ufficio parlamentare di bilancio”, di abuso dei suoi compiti. Insomma, quella che potremmo chiamare la “dottrina-Casalino”! Enunciata tempo fa contro i tecnici non allineati. Si poteva pensare fosse l’occasionale frutto di intemperanze personali. Appare invece ora come un tratto non provvisorio della cultura di governo della forze dell’attuale maggioranza. Le numerose prese di posizioni di Salvini e Di Maio sarebbero liquidate dai professori di diritto costituzionale come frutto di non conoscenza dei meccanismi e dei delicati equilibri del nostro ordinamento. La Carta costituzionale non prevede che lo Stato sia assoggettato al governo. Anzi, ha voluto proprio l’esistenza di poteri fondamentali indipendenti l’uno dall’altro. E di organismi non soggetti all’esecutivo, secondo la concezione della democrazia liberale. I leader di Lega e M5S, intolleranti verso chi ha opinioni diverse e insofferenti verso tecnici e competenti in genere, sembrano essere portatori di una concezione della democrazia che, con quella voluta dai padri Costituenti, ha davvero poco a che fare. Il richiamo costante alla presunta volontà del popolo come legittimatrice di qualsiasi scelta è fuori dal dettato costituzionale. Esso stabilisce infatti che “il potere appartiene al popolo”, che però lo esercita “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La vicinanza dichiarata di Salvini a Orban rivela una concezione pericolosa, che vede l’esecutivo come depositario di tutti i poteri, compreso quello di sovrintendere alla stampa e alla magistratura. La strana idea della vittoria elettorale come evento-lavacro di ogni peccato e di ogni limite non è certo stata inventata da Salvini nè da Di Maio. In un Paese senza una lunga tradizione democratica , come il nostro, è ricorrente. Tutti ricordiamo le diatribe sul conflitto di interessi berlusconiano, quando la tesi dei suoi fans era che il consapevole voto degli elettori bastava a sanarne l’esistenza e la portata. E gli innamoramenti popolari più recenti sono stati rivolti a delle figure di uomini soli al comando. Prima Berlusconi. Poi Renzi. Al fondo dell’immaginario collettivo di molti italiani c’è ancora l’idea dell’uomo della Provvidenza. Un dato estremamente preoccupante. Essa, in aggiunta alla deriva antistituzionale, all’odio sociale e ai nefasti rigurgiti autarchici che sembrano dilagare (e che il Pd renziano, chiuso in se stesso, non ha né saputo né voluto capire) spiega la facilità con cui l’azione di Salvini e di Di Maio abbia potuto riscuotere tanti consensi! Così si sono rafforzate le inconsistenti ma pericolose tentazioni politiche sovraniste! Esse costringono a chiedersi, come Dossetti : “Sentinella, quanto resta della notte?”
di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud