Luca Pini, ex calciatore professionista dell’Avellino, già finito in passato sotto la lente della DDA per rapporti con il clan di Secondigliano di Vinella Grassi, che dieci anni fa, gli era costata un’incriminazione per concorso esterno in associazione mafiosa e frode sportiva, finisce di nuovo nei guai,Il nome dell’ex centrocampista biancoverde finisce in una nuova inchiesta, quella, che ieri mattina, ha portato all’esecuzione di otto arresti nei clan Licciardi e Sautto-Ciccarelli.
Pini risulta infatti indagato a piede libero per ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa. Un’accusa, quella ipotizzata dalla DDA, che non è però ad oggi confluita in un nuovo arresto dell’ex calciatore, già finito ai domiciliari nel 2016. Per lui i pm della Procura di Napoli, avevano chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il gip del tribunale di Napoli Linda Comella non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza.
Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, l’ex calciatore biancoverde oggi dirigente di una squadra campana, che milita nel campionato di Serie D, ricevendo dal reggente dei Licciardi Antonio Bruno «20mila euro che utilizzava per acquistare un orologio Rolex Submariner, trasferiva -si legge nell’ordinanza- denaro proveniente dalla attività illecite del clan e compiva operazioni tali da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro».
I rapporti tra il presunto ras di Secondigliano e l’ex calciatore dell’Avellino sarebbero andati avanti dal 2019 fino al 24 luglio 2022, come sarebbe emerso da una fitta serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio grazie a quelle registrazioni la Squadra Mobile ha infatti ricostruito una serie di incontri avvenuti tra i due indagati.
Nel 2023 per lui si era già chiusa una pagina giudiziaria, che si era aperta nel 2016, per l’inchiesta relativa alle scommesse del clan della Vinella Grassi di Secondigliano sulle partite di calcio dell’Avellino. Due le partite che erano cadute sotto la lente degli investigatori delle Procura della Repubblica di Napoli e della Procura Federale: Modena-Avellino ed Avellino- Reggina, scontri dove i camorristi risultavano aver scommesso in totale ben 600 mila euro.
Un incubo, quello per il centrocampista napoletano, sancito dalla Corte di appello di Napoli.La I magistrati della seconda sezione, condividendo le ragioni giuridiche formulate dagli avvocati Dario Vannetiello del Foro di Napoli ed Angelo Loizzi del Foro di Bari, annullò le condanne ricevute in primo e secondo grado, decretando l’assoluzione per Pini dalla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa pari ad anni tre e mesi sei di reclusione, irrogando solo mesi sei di reclusione per il delitto di frode sportiva con la sospensione condizionale della pena.