“Non basta un congresso cittadino. Ad Avellino serve un partito nuovo”. Per Sara Iannaccone, componente eletta in quota Schlein nell’assemblea nazionale dem, nel Pd irpino “c’è bisogno di una svolta”. “Dobbiamo rigenerare il partito, fare in modo che torni protagonista della politica irpina, che sia di nuovo luogo di dialogo, di elaborazione di proposte politiche e soluzioni ai problemi, un Pd che possa realmente caratterizzarsi per una militanza attiva, reale, sincera, motivata. Come circolo Aldo Moro e come area, fin dall’inizio siamo stati in campo contro l’Autonomia differenziata dello spacca Italia, seguendo le indicazioni della segreteria nazionale abbiamo organizzato confronti e banchetti per le firme coinvolgendo militanti e cittadini; altri lo stanno facendo solo ora quando abbiamo abbondantemente superato la soglia per il referendum. In ogni caso è una buona notizia che ci si muova tutti insieme su queste battagie decisive”.
Che tipo di “svolta”?
“Anche In Irpinia si avverte la necessità di un Pd moderno, rigoroso, che sia vero terminale politico degli elettori di centrosinistra, che affronti le battaglie che riguardano lo sviluppo del territorio, un partito che sia presente nelle fabbriche insieme agli operai, che si interessi della questione ambientale, che sia alfiere della legalità e della trasparenza; un Pd che a Palazzo di città sia intransigente opposizione alla sindaca Nargi, facendo della questione morale una battaglia cruciale. Siamo in una fase amministrativa in cui i cittadini chiedono garanzie e posizioni nette da parte della classe politica. Non possiamo dare spazio ad equivoci. Il partito deve discutere e stabilire una linea politica attraverso il congresso provinciale”.
Non teme uno scontro tra aree?
“Assolutamente no. E’ necessario invece un dibattito aperto a tutti, ai militanti e a chi intende avvicinarsi al nuovo Pd di Schlein. Perché in Irpinia questo partito non ha ancora recepito il cambiamento avvenuto a livello nazionale, non ha compreso sino in fondo il significato dell’elezione di Elly Schlein alla segreteria. Il Pd di Avellino è rimasto lo stesso, anzi recentemente sembra ancora più arroccato sul vecchio schema. Non c’è stata una apertura per metabolizzare l’innovazione politica profonda, il cambio di paradigma politico e organizzativo, se vogliamo anche di valori ideali, la nuova visione della nuova leadership. La nostra area politica che mette in campo iniziative incontrando passione e impegno dei militanti non è presente nella vecchia direzione del partito. La composizione degli organi che ci sono oggi, dalla segreteria all’assemblea provinciale, passando per la direzione, è anacronistica e non è espressione della base. Ad esempio, l’ex sindaco Festa aveva allora un ruolo, seppure controverso, all’interno del Pd, ed ancor di più altri esponenti politici come il consigliere regionale Petitto che oggi militano nel centrodestra hanno diversi compagni di viaggio ancora componenti dell’assemblea provinciale del Pd, peraltro mai riunita”.
Secondo Lei perché non tutto il Pd irpino ha recepito il messaggio di Schlein?
“Forse non c’è stata volontà politica, non è stato colto il momento giusto, che poteva essere proprio quello delle scorse amministrative. In verità, tanti militanti ed esponenti di primo piano anche della corrente di Bonaccini hanno chiesto e chiedono che si apra almeno un confronto. Il risultato delle Primarie per il congresso nazionale del Pd non si può non tenere in considerazione. Ed in più non possiamo ignorare i tanti militanti che si sono espressi a favore della Schlein. Ecco perchè il congresso provinciale non è più rimandabile, prima ancora di quello cittadino. A via Tagliamento dobbiamo aprire porte e finestre, accogliere le nuove energie che vengono dal capoluogo, dall’Alta Irpinia, dalla Valle Ufita o dal Baianese Vallo Lauro. Dobbiamo rispettare i tanti militanti che hanno rinnovato on line la tessera, che chiedono partecipazione, ascolto, supporto che sono sentinelle del territorio, che vogliono che i problemi vengano affrontati e magari risolti. Dobbiamo insomma tornare alla politica. Non ho nulla contro il segretario provinciale ma non va dimenticato che per quanto riguarda il tesseramento 2023 è ancora aperta la questione tessere cartacee, che ha portato alle dimissioni degli organi di Garanzia e a ricorsi”.
Quindi…
“Il partito irpino oggi vive una sorta di commissariamento de facto, da quando nel 2021, a seguito dell’impossibilità di celebrare il congresso a causa dello scontro tra le aree, ci fu l’intervento di Roma, dei vertici del Nazareno che cercarono di mettere assieme tutte le aree raggiungendo un accordo unitario sul nome di Nello Pizza. Però i militanti ormai da molti anni non si sono espressi, si è deciso tutto a tavolino. Da quando è stato nominato Pizza, i tempi sono mutati, molti protagonisti di allora hanno cambiato partito, e c’è stata l’elezione di Schlein. Oggi abbiamo tutta l’attenzione della segretaria, che in campagna elettorale è venuta qui ad Avellino per sostenere Antonio Gengaro. Non si tratta di scavalcare nessuno o di alimentare divisioni, come pure si tenta di fare utilizzando qualcuno che si dice della nostra area, ma che risulta solo utile a vecchi metodi per alimentare distinguo e prevaricazioni politiche al servizio del potente di turno che punta a scegliersi chi gli fa più comodo, secondo logiche che sono del tutto superate perché appartengono ad altre epoche o meglio a quel Pd che Schlein sta oltrepassando per costruire un grande partito progressista, che è nel cuore e nei sogni degli italiani”.
Lei dice che la questione morale in città è cruciale e bisogna evitare posizioni equivoche.
“Ricordiamoci cosa è successo alla vigilia delle amministrative, al momento di scegliere il candidato sindaco: Antonio Gengaro, che noi abbiamo sempre convintamente sostenuto insieme a tutti gli alleati di centrosinistra, è stat ostacolato dall’interno del nostro partito, è stato a lungo tenuto in bilico da chi è sembrato poi accordarsi solo per compiacere Roma, indebolendo così un percorso innovativo ed autorevole che doveva appartenere a tutti noi, senza finzioni. In fondo non si è mai voluto un vero chiarimento in merito. Anche per questo dico che ci vuole un congresso. E ancora, non mi sembra unanime e chiara la posizione di alcuni esponenti del Pd nei confronti dell’amministrazione Nargi”.
Si spieghi.
“Osservo semplicemente che qualcuno nel Pd ha cominciato a dar credito alla possibilità di una giunta tecnica, come se questo bastasse a cancellare con un colpo di spugna la questione morale. Invece di seguire Antonio Gengaro e gli alleati di centrosinistra sulla questione morale che ad Avellino esiste ed è sempre più evidente. La giunta di esterni a mio parere non può e non deve assolutamente essere un alibi per posizioni consociative”.
Il progetto del campo largo va avanti?
“E’ un’altra questione che ci sta a cuore e su cui solo un congresso può fare chiarezza. Il campo progressista è il paradigma dell’alleanza all’interno del quale si colloca il Pd. Qui in Irpinia siamo stati tra i primi a livello nazionale a sperimentare il campo largo. Il patto tra Sinistra, M5s, Pd, associazioni come Controvento, è ben consolidato. Non possiamo tornare indietro solo per rendere più agevole a qualcuno la campagna elettorale delle regionali, non avrebbe senso”.
Il Pd torna sul territorio: come?
“La vertenza di Industria Italia Autobus è emblematica dell’assenza politica del Pd irpino: tranne qualche eccezione la nostra classe dirigente non si è fatta sentire. Dov’è il partito che lotta per il lavoro? Sulla questione IIA sono intervenuti più volte la segretaria nazionale e il nostro deputato Toni Ricciardi, lo stesso Sandro Ruotolo, ma per la maggior parte la classe dirigente locale del Pd non ha speso una parola per una vertenza che oggi è sul tavolo del Pd nazionale. Personalmente ho sollecitato iniziative, raccolto informazioni e formulato dossier per interrogazioni parlamentari. Ringrazio i delegati della Fiom-Cgil: Giuseppe Guerriero, Davide Iannuzzo e Angelo Stanco. I problemi e l’impegno politico a risolverli non può essere solo sbandierato in campagna elettorale; la difesa delle aree interne non è uno slogan. Una mozione congressuale che focalizzi una proposta politica del Pd per lo sviluppo di un territorio dove mancano servizi e infrastrutture, lavoro e benessere diffuso, una mozione dare speranza a una terra che si va spopolando e desertificando demograficamente, socialmente ed economicamente, sarebbe un ottimo modo per unire realmente il partito irpino su questioni serie e concrete”.