Al di là del suo legittimo risultato, l’odierno rinnovo degli organi direttivi della provincia di Avellino tramite una elezione di secondo livello ripropone molte perplessità e opacità di natura strettamente politica. Il provvedimento di sciagurata memoria che ne è all’origine, che porta il nome di Graziano Del Rio, è uno dei residui negativi lasciti dell’infausta stagione renziana. Per fortuna l’esito del referendum ha stoppato l’abolizione anche della nostra provincia, unico nostro antico segno identitario . Tuttavia, quel provvedimento ha finito per sancire una profonda contraddizione. La sottrazione degli organi provinciali all’elezione popolare. E ha creato, così, quel clima opaco nel quale gli stessi consiglieri e candidati si sono trovati.
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Si è attuato uno stravolgimento del concetto di rappresentanza. Uno dei più antichi principi della democrazia liberale, infatti, prevede che non ci siano spese o tasse a carico dei cittadini (nel caso specifico, quelle provinciali) senza che, a stabilirle, sia un organo rappresentativo del popolo. Perciò sostituire al voto popolare quello di secondo grado, costituito dal solo voto dei consiglieri, è stato un sostanziale artifizio. E di basso livello. Esso, in un periodo di fortissima contestazione della politica, ha rappresentato uno strumento di massima contraddizione con l’attribuzione, perfino del potere elettorale, a quella che viene percepita come la “casta”! Ha reso però un cattivo servigio alla politica. Ha svilito la dignità rappresentativa dell’ente provincia. Ha ridotto la classe politica di quel livello istituzionale a una specie di consorteria dalla incerta identità. Ha reso impossibile conoscere i criteri di alleanze o contrapposizioni, che infatti sono rimasti sotterranei e misteriosi. In qualche caso ha alimentato sospetti di non belligeranza con il “nemico” politico. O addirittura di inciuci inconfessabili! Ha alterato in profondità i meccanismi elettorali, cristallizzando artificiosamente (in un’epoca in cui i consensi sono estremamente volatili!) le rappresentanze e le quote elettorali di ogni consigliere votante. Infine, considerata l’attuale crisi delle forze politiche, la sottrazione delle intese e degli accordi interforze e interpartitici al controllo e all’avallo elettorale, ha accresciuto ancor più la sfiducia dei cittadini. In conclusione, un totale disastro!
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E’ in questo clima e sotto l’ ipoteca di tale perverso meccanismo che forze politiche e candidati hanno affrontato questa strana competizione. La prima delle sue conseguenze è aver velocizzato il processo di “civizzazione” delle liste, già ampiamente diffuso. Se si continua così, fra poco nell’intero panorama sub-regionale sarà difficile trovare un simbolo partitico. La loro assenza comporterà una perdita del carico positivo di significato, di riconoscibilità e di appartenenza politica! La necessità di acquisire nuovi adepti per ampliare le possibilità di vittoria del proprio schieramento fa sì che i colori di ciascuna formazione o lista siano sempre più sbiaditi. Talvolta addirittura difficili da individuare. Fino alla totale assenza. Prevale, nell’immediato, una sorta di localismo civico. Esso, in prospettiva, rischia di diventare un altro fattore di accelerazione del processo di decomposizione degli schieramenti e delle forze politiche. Un tempo, i partiti riscuotevano davvero la fiducia dei cittadini. Di qui l’autorevolezza dei loro leader riconosciuti, che consentiva l’equilibrio delle candidature sul territorio. Il dosaggio delle ambizioni. La disciplina di aspettative, rinunce e rinvii. Ora, l’incertezza del futuro condiziona anche competizioni di questo tipo, innescando meccanismi selvaggi di concorrenzialità. E altrettanto potenti fattori di instabilità. Con rotture talvolta improvvise o repentini passaggi di campo. D’altronde, la povertà del dibattito e l’alone di disinteresse che ha circondato l’evento, al di fuori della ristretta cerchia dei diretti concorrenti, sono dimostrativi di quanto una competizione così concepita sia lontana dagli immediati interessi popolari. Anzi, rischi di essere un ulteriore fattore di allontanamento dalla politica !
di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud