Una boccata di ossigeno. Operativi i “ristori ambientali”, da parte della Regione Puglia, di tre anni, dal 2020 al 2023, alla Regione Campania. Si è, praticamente, deciso cosa farne e dove intervenire, nella riunione di questo pomeriggio, a palazzo Santa Lucia, convocata per le ore 15 dall’Assessore all’ambiente, vice presidente della giunta regionale, Fulvio Bonavitacola.
Presenti il responsabile area esercizio Acs, Francesco Monaco, l’amministratore unico Antonello Lenzi, il presidente di Eic, Luca Mascolo, i consiglieri regionali Vincenzo Alaia e Maurizio Petracca. La differenza di volumi di risorsa idrica, effettivamente trasferita, per quel triennio, è stata valutata in circa 33 milioni di euro. È stata verificata la possibilità di intervenire sulle reti idriche non più disastrate. E in Irpinia ce ne sono. Come, ad esempio, la adduttrice principale Dn800, quella di Castelfranci, lunga un chilometro e mezzo, che serve 33 Comuni tra le province di Avellino e Benevento.
Per rimetterla ci vorrebbero soli 3 milioni di euro. Ne hanno parlato, recentemente, i primi cittadini, in una assemblea, a Sturno.
Ma occorre prendere in considerazione tutta la “higway sotterranea” delle reti dell’oro blu. I fondi sono comunque destinati ad Alto Calore. Perché paghi i primi debiti. Non tutti. I ristori, naturalmente, non bastano. Ma dall’incontro di palazzo Santa Lucia una certezza è venuta fuori: l’ente di Corso Europa dovrà programmare, nelle prossime 48 ore, un piano di interventi. Che la causa maggiore dell’emergenza idrica fosse la dispersione idrica si sapeva.
Che arriva al 55, quasi al 60 per dento dell’acqua che viene sprecata in quel modo. A causa della vetustà delle reti idriche. Molte delle quali sono di cinquanta, sessanta anni fa. Quindi la condizione delle fonti è, evidentemente, in lento declino. Stiamo attraversando una crisi senza precedenti. Bisogna agire con tempestività.