“La violenza sulle donne non è uno stato emergenziale. Se parliamo di emergenza non riusciremo mai a risolvere il problema, c’è bisogno, invece di cambiamenti strutturali della società, di investire su una serie di azioni che modifichino la dimensione delle relazioni e dei ruoli sociali”. A ribadirlo con forza la professoressa Giovanna Truda, docente di Sociologia del diritto e politiche di genere presso l’Università degli Salerno nel corso del confronto sulla “Metamorfosi di una ferita”, tenutosi questo pomeriggio presso il Tribunale di Avellino, organizzato dal Comitato per le Pari Opportunità del COA di Avellino per celebrare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. “Non possiamo dimenticare – spiega Truda – che non è solo un problema che riguarda le donne ma innanzitutto gli uomini e che qualsiasi intervento deve fare i conti con l’analisi del contesto che spesso caratterizza i fenomeni di violenza. Al tempo stesso è evidente che c’è bisogno di una rete sul territorio, di interventi multidisciplinari, poiché spesso gli avvocati non conoscono le misure sociali di contrasto al fenomeno e allo stesso modo sociologi e psicologi non conoscono gli strumenti giudiziari. Il rischio è che fondi che potrebbero essere destinati alla lotta contro la violenza vadano perduti. C’è bisogno di una sinergia tra le forze, di individuare, al tempo stesso, strategie alternative a quella strettamente giudiziaria. Poiché se è vero che l’Italia è all’avanguardia sul piano giuridico continua ad esserci una forte differenza tra diritti sostanziale e diritto giuridico”.
E’ quindi l’Avvocata Lucia Secchi Taruggi, Coordinatrice della Commissione integrata Pari Opportunità del Consiglio Nazionale Forense, a spiegare come “la violenza sulle donne è un fenomeno in divenire, ad emergere sono sempre nuove forme di violenza legate a stereotipi che si combattono con la conoscenza ma rimangono molto spesso dentro di noi. Ecco perché le tante campagne di sensibilizzazione sono importanti. I messaggi che lanciano non sono mai ripetitivi poiché ogni volta si connotano di un aspetto differente. In questo modo ci può essere davvero quella metamorfosi delle ferite che dà il titolo al convegno”. Sottolinea il valore di uno strumento come il codice rosso “prezioso per evitare la vittimizzazione secondaria. Non dimentichiamo che l’Italia ha la normativa più specifica sul tema con il numero più basso di femminicidi in Europa. E questo lo si deve anche alla grande attenzione mostrata dagli avvocati sul tema”. Quindi si sofferma sulle battaglie che le donne devono portare avanti per continuare a far sentire la loro voce “Penso al divario retributivo che supera il 50% per gli over 65 e alla difficoltà che ancora esiste per le donne di rivestire ruoli apicali nelle istituzioni e in aziende”.
E’ il prefetto Rossana Riflesso a porre l’accento sull’importanza di portare testimonianze di donne vittime di violenza che sono riuscite a liberarsi del loro carnefice “E’ fondamentale coinvolgere le scuole per educare le nuove generazioni. Quello che manca, però, è l’intervento nei confronti delle famiglie. Se gli studenti tornano a casa e si trovano di fronte ad un ambiente violento non cambierà mai il loro modo di rapportarsi all’universo femminile, di concepire le relazioni di coppia”. Il procuratore della Repubblica Domenico Airoma parla di un fenomeno criminale che è “spia di un disagio profondo, di un malessere che viviamo nella società di oggi. Ad essere in discussione è l’uomo. Assistiamo a un mutamento antropologico, a un problema che ha radici culturali e spirituali. Lo conferma il dato che arriva dalle statistiche relative agli episodi di violenza, gli autori di questi crimini sono eterogenei per età, censo ed estrazione culturale”. Il questore Pasquale Picone pone l’accento sui pericoli legati al ricorso al codice rosso “Il rischio è che ogni denuncia si trasformi in un codice rosso mentre esistono forme di tutela diverse da quelle giudiziarie. Penso agli ammonimenti, ad interventi in chiave preventiva per ridurre i procedimenti penali. Certo, è fondamentale che le donne denuncino e che gli uomini acquistino consapevolezza che la società patriarcale non esiste più”.
A sottolineare la necessità di mantenere accesi i riflettori sul fenomeno tutto l’anno il comandante del reparto operativo dei Carabinieri Amedeo Conzales, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Avellino Fabio Benigni e di Biancamaria D’Agostino, consigliere nazionale forense. Una riflessione, la loro, che ha passato in rassegna le molteplici forme di violenza con cui le donne devono fare i conti, per poi ripercorrere l’evoluzione del diritto che ha cancellato norme discriminatorie, dal delitto d’onore al matrimonio riparatore. “RAl divario retributivo – spiega D’Agostino – si affianca la difficoltà per le donne di conciliare famiglia e carriera a causa della mancanza di strumenti e servizi adeguati”. Dalla dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Fiorella Pagliuca l’appello a non lasciare sola la scuola “Le istituzioni scolastiche hanno una grande responsabilità nella prevenzione delle forme di violenza e nella presa di coscienza collettiva del fenomeno ma non possono fare tutto da sole, devono lavorare in sinergia con le istituzioni, cercando di promuovere una trasformazione della società. La stessa scuola deve ripensarsi profondamente in un contesto sociale profondamente complesso, in cui sono pochi i punti di riferimento per i ragazzi e le famiglie fanno fatica a svolgere il loro ruolo e a mantenere fede al patto educativo. Di qui l’importanza di mettere lo studente al centro, di partire dalle sue esigenze”.
A ribadire la necessità di denunciare e di vigilare su sempre nuove forme di violenza il vicesindaco Marianna Mazza. Un appello ribadito anche da Giovanna Perna, Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Avellino “Tante sono le forme di violenza con cui dobbiamo fare i conti, penso ad esempio, a quello che accade sui social, al modo in cui si gestiscono le relazioni in Rete. Di qui il ruolo cruciale della scuola che deve educare all’affettività. Possiamo contare su un sistema legislativo forte, tanti gli strumenti che consentono alle donne di difendersi ma è chiaro che c’è bisogno di un lavoro collettivo. La rinascita è possibile se la donna che denuncia non viene lasciata sola. Di qui la scelta di un’immagine come quella della farfalla che campeggia sulla locandina”. A concludere il dibattito le relazioni di Mariagrazia Pisapia, Consigliere della Corte di Appello di Salerno, che ha ribadito l’importanza di avere fiducia nella giustizia, spesso rimedio per custodire la dignità e di Gabriella Marano, che si è soffermata sulle modalità per affrontare relazioni tossiche e avere gli strumenti per riconoscere un partner manipolatore.
A caratterizzare l’incontro la proiezione del Cortometraggio a cura dell’Associazione Puck Teatrè di Avellino premiato al concorso promosso dalla Fondazione dell’avvocatura italiana, in collaborazione con il Dubbio e la Commissione pari opportunità del CNF.