Da Grottaminarda i comitati riuniti lanciano un nuovo grido d’allarme per l’emergenza idrica. Una crisi che, ormai, non lascia le comunità, non solo irpine, dall’inizio della scorsa estate. Nella sala convegni “Thomas Menino” di palazzo Portoghesi, da Ariano, Nusco, Avellino, ma hanno dato la propria adesione all’iniziativa di “Uniamoci per l’acqua”, anche i comitati dauni e molisani. Insomma di quella parte di Appennino Meridionale dove, questo problema, sta assumendo dimensioni molto preoccupanti. Presenti il sindaco di Grottaminarda, Marcantonio Spera, ed il coordinatore di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano. “Stare tutti uniti – hanno detto – per affrontare il momento è importante”. Quello che riguarda la crisi idrica “è un problema strutturale”. Manuela Della Vecchia, del Comitato “Insieme per Nusco”, ha sottolineato, soprattutto, come quello che hanno detto i sindaci, l’altra settimana, a Sturno, non basta. “Bisogna avere una visione più globale – ha, infatti, detto – non risolve assolutamente niente aggiustare soltanto la condotta di Castelfranci. E gli altri 120 comuni? Tutti i paesi hanno gli stessi diritti. Dobbiamo fare i conti con l’isolamento e la frammentarietà. Dobbiamo avere una visione complessiva, meridionale, allargare gli orizzonti. Anche se abbiamo un problema culturale, in Irpinia, che ci blocca”.
“Dentro a questa vicenda ci sono quattro regioni meridionali – ribadisce Virgilio Caivano – e l’iniziativa di Grottaminarda solleva il caso. I Comitati lo fanno ma le istituzioni non parlano tra di loro. Se anche l’Acquedotto Pugliese, un gigante, è in sofferenza è un segnale preoccupante e inequivocabile. Il Pnrr ha fallito miseramente”. Quindi, per il coordinatore di Piccoli Comuni, è necessario che “le comunità pongano una vera questione meridionale e sollecitino le istituzioni regionali. Le reti idriche sono una groviera, che fa disperdere il 50 per cento di acqua. E la soluzione non la trovano. Non ci vogliono portare mica verso la privatizzazione? Facciamo una battaglia che parta dal basso, insieme, come l’abbiamo fatta per le discariche di Difesa Grande e del Formicoso. Per questo vorrei vedere i giovani, le università al nostro fianco. Far ripartire una voce, con comportamenti consapevoli”.
Nell’incontro ci si è posti il problema di quante sorgenti ci sono in Irpinia, e come stanno messe. A proposito di informazioni, come aveva spiegato il Comitato di Nusco. Che si preoccupa di quella che, oggettivamente, è diventata”una guerra tra poveri”. Il primo cittadino grottese, ospite della serata, ha detto che “la situazione si è incancrenita”. Ed ha chiamato alla “mobilitazione globale”. I Comitati hanno “portato il problema al centro dell’attenzione. Bisogna agire, insistere, per far capire alla politica che, quello dell’emergenza idrica, è il problema dei problemi”.
Messo sul tavolo uno studio del professore Sabino Aquino, il quale qualche giorno fa ha rilevato come il quantitativo di acqua nelle sorgenti è sufficiente per sei milioni di persone. Altro che dispersione idrica. Nicola Cataruozzolo, comitato grottese, ha messo in evidenza la richiesta “immediata” dello stato di emergenza e la dichiarazione di stato di calamità, presso palazzo Santa Lucia, sede del governo regionale. E poi, ritiene importante la “sensibilizzazione” nelle scuole, per far conoscere ai ragazzi la “questione ambientale”.
“Dobbiamo dire, ai cittadini, tutto quello che è necessario sapere – dicono quelli di Ariano -. L’acqua è un dono e appartiene a tutti. Così come il diritto di accedere a tutte le informazioni”. Il coordinamento regionale Acqua pubblica” ha avvertito del pericolo della privatizzazione del sevizio pubblico. “E’ una realtà oggettiva”. Ha qualche perplessità sulla delega al Sud che la premier Giorgia Meloni ha avocato a sé mentre “la questione dei finanziamenti – ha detto il coordinamento di cui fa parte padre Alex Zanotelli – deve incontrarsi sulla priorità della dispersione. Per Avellino ci sono 600 milioni da spendere, urgenti, per le reti. Il bilancio deve essere approvato dal distretto idrico. Per cui, concludono, bisogna continuare a insistere su Governo, Regione e “fare un ragionamento più complessivo. L’Alto Calore deve essere pubblico ed efficiente”.